martedì 22 marzo 2016

Mi fanno ridere i parolai che declamano: «Il terrorismo non si combatte con le armi»





Non siete dei combattenti
Non siete dei martiri
Non siete guerrieri di nessun dio

Siete solo volgari assassini






Come vorrebbe combattere il loro terrorismo cioè un terrorismo che ci sgozza, ci taglia la testa, ci fa saltare in aria a centinaia anzi a migliaia per volta? Davvero coi baci e gli abbracci, il perdono, i volemose-bene di Papa Wojtyla? È proibito anche difendersi da chi ammazza, ora?!?
Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, 2004

mercoledì 16 marzo 2016

Teatro Sociale Bellinzona - Casa di bambola




Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale

Casa di bambola di Henrik Ibsen
Adattamento e regia Roberto Valerio
Con Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Danilo Nigrelli, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo
Scena Giorgio Gori
Costumi Lucia Mariani
Luci Emiliano Pona


Nuova importante sfida produttiva per l’Associazione Teatrale Pistoiese con un nuovo allestimento del celebre dramma di Ibsen: Casa di Bambola. Tornano a lavorare insieme un gruppo di artisti (Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo) che hanno realizzato negli ultimi anni spettacoli di valore, apprezzati da pubblico e critica, come Il Vantone di Pier Paolo Pasolini, Un marito ideale di Oscar Wilde e L’impresario delle Smirne di Goldoni, a cui si unisce per la prima volta, un interprete di spessore quale Danilo Nigrelli.
Quando nel 1879 “Casa di bambola” fu rappresentato per la prima volta, il dramma suscitò scandalo e polemica ovunque per la sua lettura come esempio di un femminismo estremo; tanto che in Germania Ibsen fu addirittura costretto a trovargli un nuovo finale, perché la protagonista si rifiutava di impersonare una madre da lei ritenuta snaturata. Ma, al di là di ogni contenuto polemico, il dramma resta opera di una grande e complessa modernità, abitata da personaggi capaci di parlare ancora ai nostri contemporanei.
Partendo da una nuova e attenta rilettura di questo grande classico di fine ‘800, attraverso una riscrittura e rielaborazione scenica del testo, si cercherà di approdare ad uno spettacolo dove il centro sia “il dramma nudo”, spogliato di bellurie ottocentesche e convenzioni borghesi.


Appunti per una regia di Roberto Valerio

Casa di bambola (1879) è un testo complesso e seducente che restituisce molteplici e potenti suggestioni.
È l’intreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto espressionista (L’urlo di Munch è del 1893) di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento.
I personaggi si muovono in uno spazio scenografico spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che trasfigura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della finzione.
Madre di tre figli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l’avvocato Torvald Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso e vivace animale domestico. E lei ‘sembra’ felice in questa sua gabbia familiare. Entrambi vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati: lei consapevolmente confusa , lui ignaro e sentimentalmente analfabeta.
Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre e dal marito a vivere nel sortilegio dell’infantilismo e dell’inettitudine. Ma quell’embrionale pallido incosciente rancore svanisce di fronte all’ideale di perfezione a cui ha ancorato l’immagine di Helmer; e così, la relazione tra i due è viziata dalla reificazione e dall’abuso, percepibile nel sottile confine che separa l’oltraggio dal gioco, l’acquiescenza dalla complicità, l’oppressione dalla devozione.
Nora forse non possiede gli strumenti per sottrarsi ai vincoli che la tengono in scacco e le impediscono di evolvere come individuo pienamente cosciente, autonomo, capace attraverso le armi della critica di esercitare pienamente il proprio libero pensiero e incamminarsi sulla strada che conduce all'autodeterminazione (a differenza delle altre due figure femminili create da Ibsen negli anni seguenti: Hedda Gabler e Ellida de La donna del mare).
Ma Nora è senz'altro attraversata, trafitta, tormentata dai germi della ribellione. Nora vuole naufragare. Vuole abbandonarsi nell'oceano infinito del possibile; quel brodo primordiale, quel tutto indefinito e molteplice, creatore di ogni cosa, soffio inquieto e vitale: la libertà. Suggestione vagheggiata, sognata, desiderata ma non agita. Che irrompe con forza crescente nella coscienza di Nora spingendola a intraprendere un cammino doloroso e pieno di insidie verso la maturità.
Ma Nora come la fenice risorgerà dalle sue ceneri e spiccherà il volo verso la felicità? O il solo concetto del tramonto segnerà simbolicamente il suo orizzonte esistenziale? Sarà capace di sopravvivere alla distruzione di quel mondo che nonostante tutto l’ha cullata in acque rassicuranti e arenata in paradisi artificiali?
Non sappiamo cosa ne sarà di Nora. Non sappiamo se sarà davvero capace di accogliere pienamente il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza.
Non ci è dato saperlo. La portata tragicamente attuale di Casa di bambola si declina forse nell'ambiguità del finale. Solo immaginandoci Nora come una donna che vive, pensa, agisce nel nostro tempo presente, possiamo forse investire Casa di bambola di un significato ultimo che non tradisce il testo ma che è capace di parlare a un pubblico contemporaneo.





martedì 15 marzo 2016

Come NON si vede più Netflix in Canton Ticino





Un sentito grazie a quegli stronzi di Netflix che hanno deciso - più o meno in poche ore e senza alcun rispetto per i clienti - di escludere tutti coloro che si connettono a loro in VPN (s'intende una VPN legale come quella che puoi utilizzare per essere in contatto con l'ufficio o comunque quella per navigare senza rompiballe intorno) lasciando di fatto l'uso dello stesso Netflix solo in tedesco e francese al Canton Ticino, fregandosene che l'italiano è una delle lingue ufficiali della Confederazione. Alcuni titoli anche in inglese, bontà loro. Ma comunque rimangono fottute teste idrocefale che ti scrivono pure "Stiamo lavorando a un progetto d'intenti per avere un unico catalogo valido in tutto il mondo"...
Ma che cosa mi interessa del tuo fottuto catalogo (che per altro è già disponibile attraverso un tools seppur illegale).
Risultato? 
Abbonamento snap disdetto e possono anche regalarmelo per i prossimi trecento anni...

Fanculizzatevi scrotaioli stinti.


mercoledì 9 marzo 2016

Metti un pomeriggio in cucina...



Non so voi, ma io sono sgranocchiodipendente: quasi ogni giorno, a orari variabili e quindi non prevedibili vengo colto da un languorino che definirlo feroce è sminuirlo. Orbene, ho trovato modo di soddisfare le mie voglie stomacofile producendo questi cracker, semplici e veloci da fare. Per i più pistini salutisti – ma credo siano pochi di loro a leggere le mie scorribande culinarie – aggiungo anche che sono conditi solo con olio di semi e ricchi di semini vari, utili per facilitare…beh, lo sapete cosa. Ah, sono così buoni che non sfigurano affatto come accompagnamento a un aperitivo o all'antipasto se si è a corto di altre sfiziosità.

Gli ingredienti:
250 gr. di farina 00 ma potete anche sbizzarrirvi e usare, per esempio, metà farina di spelta, integrale o altro sempre però partendo dalla base di farina 00;
30 gr. di olio di semi;
100 ml. di acqua (aumentare o diminuire la dose a seconda delle condizioni climatiche: lo sapete vero?);
5-8 gr. di sale (dipende dal gusto personale);
7 gr. di bicarbonato;
un cucchiaio semi di lino e/o 
un cucchiaio di semi di sesamo e/o 
mezzo cucchiaio di semi di cumino pestati a mortaio. Potete metterli tutti e tre, solo due o uno, dipende anche qui dal gusto personale;
30 gr. di fiocchi d’avena piccoli (potete sostituirli anche con altri fiocchi di cereali ma se sono troppo grandi dovrete ridurli nel mortaio altrimenti i cracker si disferanno durante il taglio).

Gli attrezzi:
ciotola per impastare;
mattarello;
forchetta;
dosatore per liquidi;
ruota dentellata (quella per la pasta);
carta forno.




Come si fanno:
Accendete il forno a 200 gradi. Mescolate nella ciotola tutti gli ingredienti secchi, aggiungete olio e acqua e amalgamate il tutto per ottenere un panetto morbido. Tagliatelo in due e distendete la prima metà sulla spianatoia (per questi lavoretti a base di olio uso un foglio di silicone, tipo Ikea, così non ungo l’asse di legno), lavoratela con il mattarello cercando di tirarla più sottile possibile – 2 millimetri, per esempio -  e di darle la forma rettangolare della teglia che userete insistendo con il mattarello sugli angoli tondeggianti. Non preoccupatevi troppo di ottenere una forma perfetta con angoli retti, gli “sfridi” avranno vita breve, infatti serviranno a controllare il grado di cottura e a tenere a bada gli avvoltoi di famiglia: richiamati dal profumino dei semi caleranno in cucina con le scuse più fantasiose e vi toccherà tenerli a bada appunto con i ritagli, notoriamente di precoce cottura rispetto al resto.






Distendete la pasta sulla carta forno e tagliatela a quadrati con la ruota dentellata. Se non siete sicuri di andare diritti aiutatevi con un utensile qualsiasi, per esempio un largo pennello da cucina o un righello. Bucherellate la pasta velocemente con i rebbi della forchetta almeno due o tre volte per ogni quadrato (questa operazione è indispensabile per permettere all'umidità di uscire in fretta), spolverate di sale e infornate per 10 minuti o più a seconda del forno.
Quando sono dorati toglieteli dal forno e disponeteli sulla griglia per farli asciugare.
Ripetete lo stesso procedimento con l’altra metà della pasta.
Una volta raffreddati si conservano per qualche giorno chiusi nella scatola di latta. Ma non contateci troppo di solito finiscono in giornata…



lunedì 7 marzo 2016

Metti un sabato “normale” con qualche fiocco annunciato e trasformalo in un incubo.

Vocabolario:
Eccezione: oltre la norma.

Inseriamo il termine in una frase: Che cos'è una nevicata eccezionale?
Una nevicata il quindici di Agosto a Loano (Liguria) si potrebbe definire una nevicata eccezionale mentre la stessa - nello stesso giorno - sul Monte Bianco no.
Una nevicata che, malgrado le previsioni, dura senza interruzioni da più giorni la si può definire eccezionale.
Però, se la meteo annuncia che nevicherà copiosamente e manda una allerta di livello 3 per tutto il cantone, questa non è per un cazzo una nevicata eccezionale: è solo una fottuta nevicata durante il periodo invernale. Forse a qualcuno sfugge ma Marzo è un mese ancora invernale e le nevicate in questo periodo sono normali. Quindi sono già incazzato per come una massa di decelebrati indica un fenomeno normale e annunciato come se fosse innaturale che accadesse.
Ma ancor più incazzoso mi fanno diventare coloro che amministrano e gestiscono le strade, gli autisti dei TIR che – seppur io sia un generico difensore della loro categoria – fanno finta che la neve sia una cosa fantasiosa e, ultimi ma non meno coglioni, tutti quelli che d’inverno viaggiano con le gomme estive, hanno i SUV e non li sanno guidare, comprano la Cayenne con le gomme da settordici pollici ribassate extra performanti sull'asciutto e si lamentano che quando nevica non stanno in strada e gli idioti che hanno la roulotte più grande dell’auto a mezza ruota motrice e si divertono a sbandare in autostrada…
Ora, riassumendo: 
L’evento nevoso è stato più volte annunciato da Meteo Svizzera che ha anche diramato l’allerta di livello 3 per la neve copiosa sia sotto i 600 metri (davano circa 30 centimetri) che sopra i 600 metri dove la previsione indicava 70 centimetri, come poi è stato.
La stessa Meteo Svizzera ha detto che avrebbe iniziato il mattino presto del sabato e sarebbe tutto finito nella serata. Come previsto, infatti alle quattro del mattino del sabato ho percorso l’autostrada da Melide a Faido e stava cominciando a nevicare.
Mi piacerebbe sapere dov'erano sabato mattina i mezzi di prevenzione – attenzione: non gli spazzaneve – quali la polizia per fermare la massa di sciroccati senza catene o pneumatici invernali o auto a mezza ruota motrice o TIR e pullman che hanno affrontato la salita del Monte Ceneri sia in autostrada che sulla cantonale rimanendo così bloccati e tagliando in due il cantone per oltre mezza giornata. Lo stesso vale per le cantonali dove imperversavano guidatori che pattinavano e si piantavano sui bordi delle strade come fosse il giorno dell’apocalisse.
E dove cazzo sono – in un cantone che emana leggi a raffica manco fossimo in Italia – le normative riguardo l’uso dei mezzi di trasporto in inverno come se questo non ci riguardasse dato che viviamo a Papeete.  Forse non sanno che la Svizzera – a dispetto della piana di Magadino – è un paese MONTANO? E che sarebbe indispensabile obbligare tutti i veicoli da un certa data in poi, per esempio il 15 Novembre, a montare pneumatici da neve o avere a bordo le catene? E controllare che questo avvenga?
E infine due domande finali: perché tocca a me pagare con le tasse e le accise presenti e future il prezzo dello sgombero e rimozione dei mezzi impantanati e non invece a tutti ‘sti stronzi che non si prendono la briga di attrezzarsi per l’inverno? Perché invece di starnazzare per l’inquinamento atmosferico in generale, nessuno starnazza per l’inquinamento particolare provocato da questa deficitaria gestione del traffico, visto che i riscaldamenti accesi di tutti i veicoli fermi avranno immesso nell'aria un impressionante quantitativo di emissioni dannose? Dove sono i soliti Verdi sempre pronti a sputare sentenze in questi casi?
In tutto questo, il fatto che io abbia impiegato sette ore di quel maledetto sabato (dalle 11 alle 18) per andare da Calpiogna a Campione è quasi marginale. Giuro.