martedì 30 giugno 2015

Il bluff (che finirà male) della Grecia.



E' impressionante leggere giornali tedeschi e italiani in questi giorni. La differenza tra l’isteria italica e il soddisfatto distacco dei germanici è così abissale da farmi chiedere se viviamo sullo stesso pianeta. Percettivamente parlando, ho paura di no.

L’errore (sarebbero centinaia ma uno basta e avanza) di Tsipras è stato quello di credere che davvero la Merkel e i paesi del nord europa avrebbero fatto di tutto per tenere la Grecia nell'Euro. La verità è che le cose stanno esattamente al contrario. La Germania e gli altri paesi nordici sanno bene che i paesi scandinavi non entreranno nell'Euro sino a quando avranno paura di dover sacrificare il proprio benessere per mantenere parassiti del sud europa. Essi vorrebbero partecipare ma - ogni volta che se ne discute - salta sempre fuori qualcuno che dice “...e così rinuncerete alla vostra pensione per pagare la pensione ai greci?” Tutti i paesi nordeuropei che si trovano nell'area dell’Euro, scambierebbero benissimo Grecia, Spagna e Portogallo con Norvegia, Danimarca ed altri.
Il sogno dell’Euro a due velocità è nella mente di Schäuble e non se ne andrà facilmente. Non se ne andrà per nulla. Anzi, sta venendo realizzato.
Se Tsipras avesse osservato di più il suo “nemico” avrebbe saputo che la Merkel non può, nemmeno se vuole, dare un euro ai greci. Ne come moneta ne come tempo, che (in termini di interessi) è sempre moneta. Il suo stesso partito la sfiducerebbe. Gabriel, il ministro della SPD, sa bene che nemmeno il suo partito sarebbe così compatto. Davvero Tsipras si aspettava che la Merkel avrebbe rischiato il cancellierato ed il governo per salvare il suo viziato culetto? A quanto pare sì. Il provinciale, del resto, vede sempre lo straniero come un alveare con l’ape regina e tutti che obbediscono. I greci hanno ripetuto così tanto a se stessi di essere una democrazia e alla fine credono di essere l’unica in Europa. Sfortunatamente, non è così.

La Merkel, da furbona, ha trovato altro da fare durante il momento della crisi per non venire associata alla crisi stessa. Se non fosse stata la Regina sarebbe stato Renzi, Putin, la Cina. Ma non avrebbe messo la firma. Adesso Tsipras si illude che, vincendo il si, tutti si siedano al tavolo ricominciando come prima. Non succederà. E' ancora vero che la Merkel non ha alcuna chance di spuntare soldi dal Bundestag, per cui si sentiranno dire che “non ci sono le condizioni giuridiche”. Il che è tecnicamente corretto dal momento che non puoi prolungare un programma scaduto. Occorrerebbe un nuovo programma ma difficilmente Tsipras potrà proporne uno: non è più credibile. Se i greci voteranno no, semplicemente se ne andranno dall'Euro secondo i piani di Schäuble. Se i greci voteranno si, Tsipras non sarà credibile perchè sarà politicamente troppo debole e il suo partito sarà spaccato. In ogni caso, il Grexit è già avvenuto.

Il resto è una semplice narrazione.

La narrazione dice che l’Europa vuola la grecia nell’Euro. Ma in realtà le nazioni del nord Europa vogliono cacciare i greci per stroncare le obiezioni dei paesi scandinavi e dei polacchi all’idea di entrarvi. La narrazione dice che se esce la Grecia allora gli speculatori attaccheranno Italia, Spagna o Portogallo. La realtà è che attaccheranno la Francia, ove la Le Pen non aspetta altro e il governo è fatto da un branco di inetti ciarlatani pseudosocialisti. La narrazione racconta che se i greci votassero si al referendum le porte sarebbero aperte. Basta leggere giornali tedeschi per capire che non sarà così. Il più tenero è l’Handelsblatt, che le chiama “illusioni”.

Ma ci sono altre parti della narrazione che i greci non hanno colto. Votare per l’uscita dall'Euro o meno è ridicolo ed inutile. Quando una nazione è al collasso, la moneta locale serve solo allo stato. Come fu dopo il crollo del muro in Polonia, Russia, Romania, dove si usavano marchi e dollari per l’economia reale e le monete locali per l’economia statale. Così pensioni e stipendi dei dipendenti statali erano pagati in moneta locale. L’economia reale, quella che scambia servizi e merci, invece usava monete forti. La narrazione dice che nel caso la Grecia tornasse alla Dracma, le banche europee ne farebbero riserva per gli scambi. Ma dal momento che la Grecia, formalmente, rimarrebbe nell'Euro non lo faranno.  La Dracma rimarrà una moneta interna per lo stato, e l’Euro la moneta del turismo e dell’economia reale.
Nel progetto nordeuropeo di euro a due velocità questo si chiama “adozione parziale”. Lo stato lavora con la moneta locale e cavoli suoi se lo stipendio dei suoi dipendenti, o le sue pensioni, si svalutano insieme alla moneta. L’economia reale che compete e vende sui mercati, usa l’Euro. La BCE non fa riserva delle monete interne perché sul piano giuridico uscire dall'Euro è impossibile e solo i paesi con i conti a posto riescono a sostenere l’Euro anche come moneta statale.
A queste condizioni, ovvero a condizione di non pagare per gli stati disastrati, paesi come Polonia, Norvegia ed altri sarebbero disposti ad entrare nell'Euro. L’obiezione di questi paesi è stata “noi non andremo a mantenere le nefandezze dei governi x,y,z”.

Come sarà la narrazione nei prossimi mesi?

Tutti diranno di essere affranti e di volere che la Grecia ritorni a casa. La Grecia sarà lasciata al suo destino, formalmente non uscirà dall'Euro, il che permette alla BCE di non fare riserva di dracme. E così il governo stamperà dracme per i pensionati e i dipendenti pubblici che perderanno potere di acquisto ogni volta che la dracma svaluta. Il turismo e l’agricoltura, gli unici due settori greci che scambiano, lavoreranno in Euro (e pagheranno le tasse in dracme). La narrazione racconterà di offerte in extremis e tutto quello che serve per addossare la colpa su Tsipras. Ma in realtà, si brinda a Berlino. La narrazione dirà che Portogallo e Spagna e Italia saranno attaccati ma a subire l’attacco, se ci sarà un attacco, sarà la Francia. Forse non ci sarà ma questo avverrà se, dopo il Semi-Grexit, arriverà da Berlino la proposta di una serie di riforme finanziarie e di bilancio.

Il problema è che tutta questa storia è scritta da tempo. Per chi è già capace oggi di vederne la conclusione non c’è nulla di sorprendente e nessun motivo di panico. A produrre il panico non è la realtà. L’economia greca è già decotta da anni. Gli investimenti in Grecia sono praticamente inesistenti. Rendere ufficiale questa cosa non cambia nulla. Le borse non stanno reagendo alla realtà ma alla narrazione.
La narrazione dirà che ufficialmente la Grecia rimane in UE e dentro l’Euro, in pratica il governo greco stamperà dracme che userà solo per le pensioni e gli stipendi dei dipendenti. I tagli a pensioni e stipendi non si chiameranno “tagli” ma “svalutazione”.
La narrazione dirà che per evitare altri Grexit è necessario introdurre nuove riforme e dotare il parlamento europeo di un suo bilancio. La verità è che il Grexit è condizione sine qua non per fare queste riforme, senza trasformare il bilancio europeo in una nuova Cassa del Mezzogiorno. L’Europa può nascere ma solo liberandosi delle zavorre o solo incistandole in una zona cuscinetto. E' l’euro a due velocità e lo stanno costruendo sotto gli occhi di tutti. La narrazione ha il potere fantastico di nascondere le verità più evidenti.
La narrazione ha anche raccontato che Tsipras andrà dai russi o dai cinesi. Non lo farà. E non tanto perché cinesi e russi non siano disponibili. Non lo farà perché con russi e cinesi i contratti sono contratti, i referendum sono carta straccia e per molto meno di quello che ha fatto Tsipras ti trovi i carri armati sotto casa. Se fai un debito e non lo paghi alla UE, rischi una saga di meeting a Bruxelles. Se fai un debito e non lo paghi con Putin, sei morto. Raffreddore moscovita, polonio, whatever. Tsipras sa benissimo che può permettersi certe scenate solo con la UE. Non andrà certo a fare debiti con gente che uccide gli insolventi.

Nelle prossime settimane, ci saranno due storie in parallelo: la narrazione e la storia reale.
Per chi è interessato alla storia reale, come me, la narrazione è semplice folklore.
Per tutti gli altri, è motivo di polemica. Il brutto di vedere i fatti e riconoscere la narrazione come tale è che il gusto di dire “l’avevo detto” non compensa la fatica che serve a togliere la narrazione dalla testa dei peones.

Del resto, se le pecore accettano la pastorizia, è perché la narrazione racconta di terribili lupi pronti a mangiarle se fuggono dal gregge. Ha funzionato persino quando i lupi erano praticamente estinti.

Quindi funzionerà sempre.



Dal Desaparecidos germanico...

giovedì 18 giugno 2015

Il figlio del Re: un nuovo racconto di Dada Montarolo





Verso la fine del diciannovesimo secolo il futuro re d’Italia, Vittorio Emanuele III, trascorre un periodo di vacanza nella Val Leventina del Canton Ticino. Dall'avventura con una ragazza del luogo nasce Amedeo, vittima stralunata, tenera e bizzarra di un destino sempre in bilico fra due realtà.


Il libro in formato ebook è disponibile su Amazon a questo link: Il figlio del Re

martedì 16 giugno 2015

No, non hai diritto alla tua opinione. Di Patrick Stokes

Traduzione di uno scritto di Patrick Stokes, lettore di filosofia presso la Deakin University di Melbourne, Australia. L’articolo originale si intitola “No, you’re not entitled to your opinion” ed è leggibile integralmente in lingua originale qui.

Buona lettura e, soprattutto, buona riflessione.




Ogni anno cerco di fare almeno due cose con i miei studenti almeno una volta. Innanzitutto, cerco di dar loro importanza chiamandoli “filosofi” – un po’ banale, ma auspicabilmente incoraggia un apprendimento attivo.
Secondariamente, affermo qualcosa di questo tipo: “Sono sicuro che avrete sentito l’espressione ‘ognuno ha diritto alla propria opinione’. Forse l’avrete detta voi stessi, magari per bloccare una discussione o per portarla a conclusione. Bene, non appena entrate in questa stanza, questo non è più valido. Non avrete più diritto alla vostra opinione. Avrete diritto solo a ciò che potrete provare.”

Un po’ rude? Forse, ma gli insegnanti di filosofia devono insegnare ai loro studenti come strutturare e difendere un ragionamento – e a riconoscere quando una convinzione è divenuta indifendibile. Il problema con l’assunto “ho diritto di avere la mia opinione” è che, sin troppo spesso, è utilizzata per difendere convinzioni che avrebbero dovuto essere abbandonate. Diventa un’abbreviazione per “io posso dire o pensare quello che voglio” – e, per esteso, continuare a contrastare è in qualche maniera irriverente. E questa attitudine porta, io sostengo, alla falsa equivalenza tra esperti e non esperti, che è una crescente e perniciosa caratteristica del nostro discorso pubblico.

Innanzitutto, cos'è un opinione?

Platone distingueva tra opinione o credenza comune (doxa) e conoscenza certa, e questa è una distinzione ancora valida oggi: diversamente da “1+1=2″ o “non ci sono cerchi quadrati”, un’opinione possiede un certo grado di soggettività e di incertezza. Ma l'”opinione” parte da gusti o preferenze, attraversa domande che preoccupano la maggior parte della popolazione, come l’economia o la politica, sino ad argomenti che poggiano sull'esperienza tecnica, come le opinioni scientifiche o legali. Non si possono realmente discutere le opinioni del primo tipo. Sarei stupido ad insistere nell'affermare che sbagli a pensare che il gelato alla fragola è più buono di quello al cioccolato. Il problema è che qualche volta implicitamente consideriamo che le opinioni della seconda, o anche della terza specie, siano indiscutibili nella stessa maniera dei gusti personali. Probabilmente questo è uno dei motivi (non dubito ce ne siano altri) per cui degli entusiastici dilettanti ritengono di aver titolo a non essere d’accordo con climatologi e immunologi e che i propri punti di vista debbano essere “rispettati”.
Meryl Dorey è la leader dell'”Australian Vaccination Network”, che, nonostante il nome, è completamente contrario ai vaccini. La Sig.ra Dorey non ha nessuna qualifica medica, ma sostiene che se Bob Brown (politico australiano) ha il diritto di commentare sull'energia nucleare nonostante non sia un fisico, lei dovrebbe avere il permesso di commentare sulle vaccinazioni. Ma nessuno ritiene che il Dr. Brown sia un’autorità sulla fisica delle fissioni nucleari; il suo compito è commentare sulle risposte politiche alla scienza, non sulla scienza in sé.

Quindi, cosa vuol dire avere “diritto” alla propria opinione?

Se “Tutti hanno diritto ad avere la propria opinione” significa esclusivamente che nessuno ha il diritto di vietare alla gente di pensare e di dire quello che vogliono, allora la frase è vera, seppure abbastanza banale. Nessuno può vietarti di dire che i vaccini causano l’autismo, indipendentemente da quante volte questa supposizione sia stata smentita. Ma se “diritto ad un’opinione” significa “avere il diritto che i propri punti di vista siano trattati come seri candidati per la verità” allora la frase è chiaramente falsa. E anche questa è una distinzione che tende a essere confusa.
Un lunedì, il programma della rete ABC Mediawatch ha portato ad esempio il programma di WIN-TV Wollongong per un servizio su un’epidemia di morbillo che conteneva commenti di – lo avrete indovinato – Meryl Dorey. In risposta alle lamentele di uno spettatore, WIN ha risposto che la storia era “accurata, onesta e bilanciata e che presentava i punti di vista dei medici e dei gruppi di scelta”. Ma questo implica un uguale diritto ad essere ascoltati su una materia nella quale solo una delle due parti ha un’esperienza di rilievo. Ancora una volta, se si parlasse di risposte politiche alla scienza, questo potrebbe essere ragionevole. Ma il cosiddetto “dibattito” in questione è sulla scienza in sé, e i “gruppi di scelta”, semplicemente, non hanno diritto ad andare in onda, se quello è il punto dove si è in disaccordo.
Il conduttore di Mediawatch Jonathan Holmes è stato ancora più diretto: ” ci sono le prove e ci sono le cavolate” e nessuna parte del lavoro del giornalista consiste nel dare uguale tempo alle cavolate come all'esperienzaLa risposta degli anti-vaccinisti è stata prevedibile. Sul sito di Mediawatch, la Sig.ra Dorey ha accusato ABC di “richiedere apertamente la censura su un dibattito scientifico”. Questa risposta confonde il fatto che la propria opinione non venga presa seriamente con il non aver diritto di avere o di esprimere quelle opinioni o, per prendere in prestito una frase di Andrew Brown, “confonde il perdere una discussione con il perdere il diritto di discutere”. Ancora una volta, due significati di “diritto” ad avere un’opinione sono confusi qua.

Quindi, la prossima volta che sentite qualcuno dichiarare di aver diritto alla propria opinione, chiedete perché ritiene che sia così. Ci sono buone possibilità che, se non altro, così facendo finirete con avere una discussione più piacevole.

lunedì 15 giugno 2015

Il problema della Grecia e dei suoi creditori



“Se ho un debito di 10.000 euro ho davvero un grosso problema, se ho un debito di 10.000.000 di euro, ad avere un grosso problema … è il mio creditore”.

Come tutte le battute, se fa ridere, significa che nasconde un fondo di verità.
Figuratevi così se ho un debito di 330.000.000.000 (330 miliardi) di euro, ed in cassa non ho nemmeno un euro, che razza di problema ha il mio…anzi…i miei creditori! Il debitore può persino riderci su, tanto, che può fare? Certo, i creditori non hanno molta voglia di ridere e pretenderebbero perlomeno che il debitore la smettesse di fare lo spiritoso e che invece dicesse loro in che modo intende pagare.
Ma che volete che faccia? Lui va avanti a divertirsi, povero lo è già, cosa pretendete? Che muoia di fame solo per restituire al massimo un 1 o un 2% del suo debito? Fare la fame per restituire circa 7 miliardi e rimanere con un debito di 323 miliardi? Dai, siamo seri.
Ed i creditori incalzano: dicci come intendi ritornarci i soldi che ti abbiamo prestato!
E lui: “Dunque, fra non molto saranno in scadenza 27 miliardi del mio debito, allora voi prestatemene altrettanti e io vi pago le rate in scadenza. Ah! Dimenticavo! Non deve essere un finanziamento a breve termine, altrimenti fra poco siamo ancora punto e a capo, diciamo che la scadenza del nuovo prestito sia…fra 30 anni! Ah, ancora una cosa! Naturalmente venitemi incontro con un tasso di interesse sopportabile, beh…diciamo…l’1,5%.”
A quel punto i creditori si alterano ed urlano: “Non siamo mica qua a farci prendere per il culo, è una proposta offensiva!” ma si sentono rispondere: “Sentite, a suo tempo siete stati voi ad accogliermi nella Comunità, voi lo sapevate certamente in quale situazione mi trovavo, non raccontate la balla che ho truccato i conti, perché siete stati proprio voi a dirmi come dovevo truccare i conti, quindi non venite ora a farmi la morale, da voi non l’accetto!”

Ed ancora i creditori: “Dai, sei un politico anche tu, mettiti nei nostri panni, se ti diamo ancora i soldi i nostri elettori non ci votano più perché non vogliono che continuiamo a finanziarti, se non te li diamo i nostri elettori non ci votano più perché abbiamo perso 330 miliardi di euro, come ne usciamo?”
Ed il debitore “Quelli sono fatti vostri, i miei elettori mi hanno votato proprio per questo, sono già pieno di problemi, i vostri ve li dovete risolvere da soli”.

Tutto chiaro?
Solo una precisazione: non mi sono inventato nulla, soprattutto per quanto riguarda i numeri.



Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro

sabato 6 giugno 2015

Disgrazia, sciagura, catastrofe, calamità, cataclisma, tragedia, strage, sterminio, sventura, flagello: cronaca di un danno informatico


Fra i vari motivi che mi hanno spinto all'assenza sul blog (e non solo) c'è quello di un piccolo, piccolo incidente informatico capitatomi agli inizi di Marzo. Come sempre consiglio bene e razzolo maluccio quindi mi decido, una sera, a eseguire un backup. Anche perché era parecchio che non ne avevo uno bello fresco. 
Detto fatto: acchiappo un disco esterno, lo connetto al pc e faccio partire l'apposito software. Trullo trullo me ne vado a mangiare ma quando torno trovo tutto spento...ahi ahi ahi.
Riaccendo il pc e il rumore che fa il disco assomiglia a quello del grattugia formaggio...Male, anzi malissimo!
Smonto il disco, ne prendo un altro, lo formatto caricandogli l'OS e vado a prendere il disco con su i backup vecchi (meglio che niente, mi dico). Collego e davanti a me si apre un mondo di maledizioni bestemmiose: il disco non funziona più!

Per farla breve: in due mesi di prove e riprove sono riuscito a recuperare un 20% scarso di informazioni (e neanche tutte complete). 
Mi sono perso - come un UtOnto - una marea di foto, documenti, copie e altre bellezze informatiche.

Devo però ringraziare SanGoogle che, con la storia del browser memorizzante anche il numero di scarpe in possesso dell'utente, mi ha permesso di non perdere le migliaia di preferiti, cookies, impostazioni per i siti, password et similia nonché la posta elettronica. Un grazie anche all'amata/odiata Microsoft che grazie a Outlook365 tiene memorizzato tutto online: salve anche le agende e le mail secondarie.

Ora me ne sono fatto una ragione: però penso che fra un paio di centinaia d'anni, a ripensarci, mi gireranno ancora come una turbina.


Chiudo con una citazione (la fonte originale si è persa) in merito:

Backup è buono
Backup è bello
Un backup al giorno leva il medico di torno
Chi non fa il backup peste lo colga
Ogni backup fa risparmiane 100 euro di ansiolitici 



lunedì 1 giugno 2015

A volte ritornano...



Welcome back my friends to the show that never ends
We're so glad you could attend
Come inside! Come inside!





Dopo un lungo - molto lungo - periodo d'astinenza, torno a scrivere sul blog. La mancata presenza è stata un mix micidiale composto da malesseri vari: alcuni erano fisici (la classica bronchite di cui avevo molta nostalgia) altri erano mentali (come l'essermi un poco stufato di discutere con dei cretini).

Succede poi che qualche persona degna di codesto nome mi abbia detto "mi mancano i tuoi scritti", magari con altre forme ma a me piace pensare che sia questa, e quindi riprendo la scrittura raccontando le cose che mi circondano: da quei bravi ragazzi dei verdi svizzeri che sono peggio delle cavallette bibliche piuttosto che riportare alcune intemperanze che capitano su alcuni forum che frequento.