lunedì 30 settembre 2013

La cucina del Nero

(Post vecchio, rieditato)



Comincio col prendere un paio di centimetri di circonferenza al solo titolare il post di questa prima esposizione, ahimè, solo (per ora, poi chissà…) dialettica.
Ma il cibo e la cucina – nel senso completo del termine – sono passioni che porto con me fin da piccolo. Ho avuto la fortuna di avere nonni e genitori che arrivavano da città lontane fra loro e hanno miscelato diverse culture culinarie. Sono nato in un tempo dove il microonde e precotto erano ancora in divenire, le scatole di tonno erano almeno da cinque chili e il salumiere lo tirava fuori a pezzi per venderlo dentro un cartoccio di carta oleata. Un tempo dove la pasta si faceva in casa tutti i giorni così come sughi e conserve, e la nonna paterna faceva burro e formaggi: noi piccoli avevamo il compito di aiutare e se non si faceva tutto per bene erano rampogne a non finire. Così ho imparato a tirare la pasta con il matterello, a fare soffritti e pastelle.
A questo punto vi è chiara la mia dinosauresca età, vero?

La cucina è stata anche parte lavorativa di un pezzo della mia vita, in Inghilterra. Ero lì come molti a studiare, ospitato in una famiglia dove il loro massimo orgasmo culinario era la torta di mele con i carciofi. Tempo tre giorni e sono schizzato via alla velocità della luce, per poter pagare l’affitto mi sono industriato a cucinare con un amico nella scuola che frequentavo. Alla direttrice, una paziente eppure puntuta signora inglese, non era sembrato vero poter avere spaghetti o tagliolini con i sughi freschi e ci pagava pure a piatto venduto! Insomma una manna dal cielo per l’affitto e per il mio stomaco.

Ma basta con i ricordi, entro nel vivo del titolo di questo post partendo dal menù di una cena preparata per alcuni amici non molto tempo fa:

Cena dell’unione della terra e del mare ovvero Dîner de la union de la terre avec la mer.
(Il titolo in francese è dovuto perché l’ho preparata in Provenza, dove ho la fortuna di passare del tempo)

Antipasto
Carpaccio di tonno, pesce spada e salmone al timo, aneto e dragoncello accompagnati da crostini con burro all’aglio.

Canapé alla salsa di pomodori secchi con tabasco e olive nere.

Primo
Minestrone grigliato di verdura e crostacei con crostini allo scalogno.

Secondo
Oeufs en cocotte con salsa di formaggio.

Dolce e Frutta
Fondue di cioccolato maia con uva, mele, fragole, ribes e fichi.

Fine pasto
Caffè allo zenzero.

Vini
Rosé Côtes de Provence 2009 Cuvée Felicia
Rouge Côtes de Provence 2003
Château la Tour de l’Evêque


Se vi interessa vi posto le ricette - tutta farina del mio mulino - ma il menù è la rappresentazione della fantasia e della passione per il cibo, due componenti che ritengo indissolubili fra loro.
Non tutti i giorni posso mangiare così: non ho un Fritz Brenner (il cuoco di Nerowolfe) a disposizione e non ne ho il tempo. Ma caspita, come mi piacerebbe!

Ecco quindi i miei comandamenti che osservo regolarmente anche nella preparazione del più minimalista dei pasti:
• Qualità della materia prima.
• Presentazione del piatto di portata o singolo: anche l’occhio vuole la sua parte.
• Cura nella preparazione della tavola: adoro avere tanti piatti, bicchieri e posate, centri tavola e accessori vari, dalle candele ai portacoltelli.
• Salvo casi particolari, come una grigliata o una polentata dell’ultimo minuto, un pasto o una cena avranno sempre un filo logico che avvolge il tema che mi sono “inventato”.
• Modificare e adattare le ricette della nonna o dei grandi chef alla bisogna. Io non mangio, per esempio, gli asparagi, quindi sono da me banditi in esilio perenne. Ma sopperisco con altro tipo di verdura o legume.
• Evitare l’abbuffata di un solo piatto.
• Evitare anche che gli ospiti escano di casa e si fiondino in pizzeria.
• Non distrarsi mai ai fornelli: le patate a fettine non cuociono mai mentre le guardi, ma se nel frattempo impasti il pane, hanno la pessima abitudine di bruciare.
• Riuscire a far percepire i vari ingredienti senza che uno prevarichi sull’altro.
• E ovviamente amo tutto ciò che crea colesterolo e affini: preferisco burro e olio d’oliva ai condimenti modello Weight Watchers.


Inutile dire che sono l’incubo in cucina della mia dolce signora. Io uso quantità abnormi di piatti e piattini, scodelle e contenitori, posate e detergenti per tutte le superfici. Poiché ci amiamo, nel tempo abbiamo stilato un patto antidiscordia: lei si occupa di imbandire la tavola, io di cucinare e cerchiamo di non incrociarci.

Data la mia idiosincrasia per i piatti diametro sessanta con gli sputacchi intorno a tre centimetri scarsi di “Petto D'Anatra Al Madera Invecchiato Con Soufflè Di Uvetta” (che al ristorante mediamente ti fanno pagare come se avessi mangiato un allevamento di anatre Barberia), le porzioni sono proporzionate alla quantità di piatti che presento nel menù. Questo perché le mie creazioni raramente consistono in piatti forti, a meno che non si tratti di pranzi basati sulla Bagna Câuda o grigliate varie come unica portata.

Ma quali sono i libri (figurati se mancavano) che consulto per il mio diletto? Eccovi alcuni titoli:

Il cuoco gentiluomo di Livo Cerini di Castegnate
Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi di Mariber
Le ricette regionali Italiane di Don Lisander
La nuova cucina d’oro (ed. Mondadori)
Il talismano della felicità di Ada Boni (ed.Colombo)
A Tavola nel medioevo (ed. Laterza)
Tutto barbecue. Oltre 500 ricette da tutto il mondo di Raichlen Steven

E, ovviamente, il divino, eccelso La Scienza in cucina e l’arte di mangiare bene di Pellegrino Artusi.

Oltre a innumerevoli libercoli e libricini monotematici: dalle uova alla carne al pesce ecc.
Come potete notare sto abbastanza sul classico ma non disdegno incursioni in testi, diciamo, “di tendenza” dai quali però prendo solo spunto.

Nota dolente della mia cucina: non sono un amante del vino o meglio, mi piace ma non sono un fine intenditore. Per la scelta quindi mi avvalgo di persone che sanno consigliarmi al meglio. Io preferisco bere la birra nelle sue molteplici varianti e vi proporrò poi un menù dove l’unica bevanda è proprio lei.

giovedì 26 settembre 2013

Gay, famiglie e il signor Barilla

Dopo quanto letto ho deciso che comprerò ancora prodotti Barilla. 

E non perché il Signor Barilla ha detto quello che ha detto (sono poi le sue idee, se non piacciono basta non condividerle).
E non perché lui può essere pro o contro la famiglia "tradizionale" rispetto a quella di fatto (continuano a essere le sue idee e continuano, se non sono gradite, a poter essere non condivise).

Ma perché ritengo giusto  rispettare l'opinione del signor Barilla in quanto espressa a titolo personale e aziendale. Sono fatti suoi se pensa "politicamente corretto" o meno. Sono invece fatti degli azionisti barilliani un'affermazione di questo genere che probabilmente passerà alla storia della pasta come un clamoroso incidente di percorso se avrà la conseguenza commerciale di un verticale calo di vendite.  

Il "dagli all'untore" è l'ultima tendenza politico/modaiola italiana, ho il sospetto che sia l'ennesimo attacco alla libertà di espressione nel tentativo di mascherare l'abisso che si sta spalancando davanti ai piedi degli italiani, una sessantina di milioni di lemming ormai condizionati a correre forsennatamente verso la rovina definitiva.

Continuerò a comprare Barilla e forse resterò appeso a un suo spaghetto non scotto, oscillando sul baratro mentre gli altri precipiteranno a testa in giù. 
In fondo la qualità è sempre pagante, una delle poche cose rimaste dell'orgoglio italiano.  

sabato 21 settembre 2013

Intervallo metafisico 2

Prima o poi capita a tutti. 
Un mattino ti alzi, vai in bagno per l’indispensabile sosta meditativa che mentre libera il corpo dalle negatività accumulate sveglia gli ingranaggi del cervello e attingi a quello che nei bagni seri non manca mai: il portariviste o, a scelta, il portalibri. 

Cerchi la pagina che ti interessa, la trovi e hai un sussulto: qualcuno nottetempo, come in una sequenza degna di “Shining”, ha spalmato tutta la pagina di qualcosa di inquietante e vischioso. Trasparente e allo stesso tempo opaco ha invaso tutte le righe e le foto che volevi guardare. Sfiori la carta e non succede niente: nessun residuo appiccicoso sulle dita, in compenso lettere e figure rimangono ostinatamente indefinite. 
Ti stropicci gli occhi. Niente. Provi a chiuderli uno per volta: si manifesta un’allarmante, anche se lieve, differenza fra una mancata messa a fuoco e l’altra. 
Allunghi le braccia tenendo la pagina come in un virile presentat’arm, dai una sbirciatina e allora capisci che il momento è arrivato: nel tuo prossimo e immediato futuro c’è un paio di occhiali.

Se questo succede in terra straniera (per esempio francese) e tu hai bisogno a tutti i costi di vedere bene perché da dopodomani sera hai un impegnuzzo al casinò per soddisfare le legittime curiosità dei tuoi lettori, puoi fare solo una paio di cose: fiondarti in un negozio di ottica oppure aggirarti intorno all'espositore di occhiali al megasupercentrocommerciale e sperare di risolvere il problema in semiautonomia.

Un paio d’ore dopo sei incazzato e hai mal di testa, esistono tutti i tipi di occhiali possibili ma il “tuo”, quello che risolve “davvero” il “tuo” problema non c’è, bisogna per forza farselo prescrivere da un oculista. 
E’ ovvio che Cannes pullula di oculisti ma sceglierlo è un terno al lotto. 
Inizia così una concitata “caccia all'oculista"  che coinvolge tutti, dal portinaio del condominio al vicino di casa, al giardiniere tuttofare che col-mestiere-che-fa-uno-lo-conosce-per-forza. 
Alla fine si estrapola un nome, il personaggio è affidabile, ti riceve subito e si annida lungo uno dei boulevard di Cannes, proprio vicino al casinò. Mentre parti a razzo verso tale destinazione un’equazione saetta velocissima fra le sinapsi affannate: specialista + urgenza + studio in centro = parcella da capogiro. Fa’ niente, per PokerJam questo e altro.

La visita è immediata, il medico autorevole, mette una certa soggezione, quasi quasi ti senti fin colpevole di essere lì a rompergli le scatole. 
Dopo una mezz'oretta di manovre e contromanovre dietro e davanti a quegli strani macchinari che sembrano usciti dal set di Matrix, l’oculista sospira, si siede alla scrivania, chiede lo spelling del tuo nome e riempie un foglio di geroglifici, svolazzi, numeri. 
Anzi, due, tre fogli. 
Intanto ti stai chiedendo se gli euro che hai in tasca saranno sufficienti o se invece è meglio pagare con la carta di credito.

L’illustre specialista alla fine allunga i fogli con la tua sentenza oculare e borbotta qualcosa.
“Pardon?” chiedi timoroso.
“Ho detto che mi deve venti euro” ribatte quello asciutto.
“Pardon?” ripeti con l’espressione più idiota possibile.
“E’ anche sordo? Venti euro. E’ il costo della visita. E si ricordi che se è residente qui, anche se straniero, può farsela rimborsare dallo Stato.”
Ti accompagna sbrigativo verso la porta:
“Qui davanti c’è un ottico con cui sono convenzionato. Un paio di occhiali con la mia prescrizione le costeranno ventinove euro. Non chieda lo sconto, è fatica sprecata. Buongiorno.”

Più tardi, passato lo choc, ti chiedi “Ma perché qui e così? Possibile che in un’epoca di strombazzata globalizzazione esistano differenze tanto profonde fa due nazioni quasi simili? Certo, anche qui ci sono cose che non funzionano, però…”

Il giorno dopo sei il felice possessore di un paio di occhiali e riprendi a guardare il mondo attraverso le giuste diottrie. 
Con una tale compiacimento che sei tentato di inventarti qualche altro calo di vista. Così. Giusto per la soddisfazione.

Intervallo metafisico 1

Entrare in un supermercato francese durante la stagione estiva è un’esperienza mistica. 
Infatti si capisce finalmente che la frase “la carne è debole ma lo spirito è forte” può essere ribaltata e offrire insospettabili spunti di riflessione. 
Non per aver rinunciato alle seduzioni di chissà quali offerte commerciali ma per aver incontrato le rappresentazioni viventi della determinazione alla sopravvivenza. 
Che qui è messa a dura, durissima prova.

Entrando tutto sembra come da noi in Italia, ci concediamo solo una sosta riverente nella zona “pane” dove l’apoteosi della tradizione è una costante: la baguette regna ancora sovrana seppure ormai mortificata dalle regole comunitarie che ne impediscono il classico trasporto ascellare “dal vivo” imponendole l’onta del preservativo cartoplasticoso. 
Ma siamo di fretta, ci serve un tubetto di dentifricio, abbandoniamo con un sospiro l’area profumata di forno e procediamo baldanzosi verso le viscere delle corsie. 
Intorno c’è il solito turbinio di mamme con passeggini ingombranti come SUV, pronte a falcidiarti le caviglie con il più incantevole dei “pardon”, gente dalle stazze e dalle età variegate impegnata nella contemplazione assorta dell’immenso banco del pesce o intenta a scegliere strani ortaggi dai colori e nomi inquietanti, la Francia ospita molte etnie e i frutti del colonialismo sono lì da vedere. 

Mentre avanziamo la temperatura si abbassa sensibilmente ma non ci facciamo troppo caso, succede anche da noi. 
La zona “formaggi e latticini” biancheggia due o tre corsie più avanti, ci viene in mente che a casa stamattina il latte era quasi finito e decidiamo di prenderlo. Colei che con noi divide avventure e disavventure esistenziali sarà deliziata da un gesto così premuroso, vabbè, non è un mazzo di fiori ma rimane sempre un pensiero carino.
Doppiato l’espositore dell’insalata prelavata facciamo un paio di passi e veniamo investiti da un soffio gelido che quasi ci toglie il fiato: cavoli, non ci siamo mai stati ma questo è davvero come Capo Horn, mancano solo le onde. Ci blocchiamo perplessi e alziamo la testa cercando in aria il bocchettone dell’aria condizionata che per forza di cose deve essersi rotto appena un momento fa. 
Invece niente, tutto sembra a posto. Anche la gente intorno non mostra segni di disagio. Noi detestiamo il colletto della polo rialzato, è roba da fighetti senza personalità ma adesso lo tireremmo su volentieri, giusto per proteggere la cervicale mentre un brivido saetta su e giù per la schiena strombazzando un maligno “vedrai fra un’oretta che mal di testa”. 
Insomma, qui dentro fa un freddo porcello.


Ma la cosa più sconvolgente, sbalorditiva e all'inizio anche umiliante (ecco il perché dell’esperienza mistica di cui sopra) è che mentre restiamo lì semiparalizzati intorno a noi, guizzanti come pesciolini in un acquario, si muovono personaggi indiscutibilmente âgé: a dispetto delle permanenti, delle unghie laccate rosa fucsia o rosso pompeiano, delle camicie hawaiiane e dei bermuda a cavallo basso (bella la moda quando viene incontro alle esigenze anagrafiche, eh?), l’età media deve essere intorno agli ottanta. 
Nessuna di queste persone, ma proprio nessuna nessuna, ha sulle spalle l’ombra di un golfino, di una sciarpina, di un qualsiasi fottutissimo gilet. 
Garruli e vivaci, vestiti leggeri e pronti per andare in spiaggia scelgono con entusiasmo formaggi e mousse e ricotte a una temperatura che si aggira intorno ai (forse) cinque/sei gradi centigradi.

Mentre sentiamo i peli della barba irrigidirsi dal gelo – magari si sta formando anche la brina, non lo sappiamo, per fortuna nel reparto mancano gli specchi – un pensiero e una domanda si fanno strada fra i ghiaccioli del cervello: perbacco, nei “formaggi e latticini” ci sono solo loro, ma perché lì sono così tanti? Cos'è, una terapia di gruppo? Un preallenamento all'ibernazione che pretende l’immortalità? Una tacita dimostrazione di resistenza a qualsiasi calamità? Un “guardate che anche voi ce la potete fare se vi impegnate”?
Pensiamo a nonna Martina che in inverno sul Lago Maggiore per lavarsi al mattino rompeva lo strato di ghiaccio nel catino prendendolo a energiche saponate.

E mentre usciamo verso i venticinque gradi della Croisette pensiamo anche che tutto questo è una gran bella cosa e che dobbiamo fare del nostro meglio per meritarcela. 
Ricordandosi, nel frattempo, di comprare pure il dentifricio.

Fatti? Opinioni? Convinzioni?

Ho preso spunto da un articolo scritto da D.Bianchi (SA modello Flying Dutchman) per ragionare su qualche mia esternazione forumistica di cui si chiede operato in privata sede.
(Post del 2011)

Un Fatto è un fenomeno reale verificabile e controllabile da chiunque. 
Non c'è niente di cui discutere o di cui equivocare se non per il gusto del parlarne. 
Affermare che due più due è uguale a quattro è un fatto. Punto e basta. 

Le Opinioni normalmente sono fatti addomesticati dalle proprie esperienze e idee e in generale sono specificamente personali, soggettive e come tali discutibili.
Se io dico che trovo le auto con il cambio automatico comode da guidare, esprimo una mia opinione basata su un fatto (esistono auto con il cambio automatico) vista attraverso la mia esperienza (ho guidato qualche auto con il cambio automatico e mi è piaciuto).
Ovviamente chiunque potrebbe avere opinioni diverse. E anche chi non ha la più pallida idea di cosa sia un cambio automatico o un cambio in generale potrà sentirsi in dovere di esprimere la sua.
Ma rimane il fatto che l'opinione è personale e basta. Se Tizio ha una opinione A e Caio ha una opinione B non importa a nessuno a parte Tizio e Caio. E se uno si offende perché l'altro non ammette l'assoluta superiorità dell'opinione del primo sono problemi suoi e di nessun altro.

Le Convinzioni sono come le opinioni ma - salvo casi rari - sono basate su...AIR e/o bluff (tanto per restare in tema).
Se affermo con convinzione che esiste vita intelligente da qualche parte nell'universo esprimo una mia opinione non basata su nessuna informazioni valida o verificabile e quindi rimane un pour parler e basta. Se ci sono frotte di persone che affermano di essere stati rapiti da marziani anche loro hanno le loro convinzioni: sono fatti loro e posso benissimo non occuparmene.

E allora?

Assodato che Opinioni e Convinzioni sono personali e soggettive, non bisognerebbe agitarsi troppo nello scoprire che le stesse per qualcun altro differiscono dalle nostre. E siccome le Opinioni sono basate sull'esperienza personale mentre le Convinzioni sono basate sul niente il discuterne fino alla esasperazione non cambia nulla: allora preferisco tenermi le mie e le cambio solo se mi conviene. E di solito non mi conviene.

Però mi girano fortemente quando ci si appella al "politically correct". 
Che detto con le parole di qualcuno che probabilmente non ha Fatti, Opinioni e Convinzioni: "bisognerebbe mostrare rispetto per le opinioni altrui"
Rispetto un corno! 
L'unico rispetto è consentire che le persone abbiano opinioni indipendentemente dal fatto che siano giuste o sbagliate - siccome sono soggettive per qualcuno sono sbagliate per forza -. Questa stronzata di "mostrare rispetto" è pericolosissima  con la scusa di "rispettare" le opinioni altrui si finisce con il non avere mai una opinione o non avere la spina dorsale per esprimerla.
I regimi "-isti" cominciano sempre così...

Riassumendo: se e quando avrò un opinione e ne avrò la voglia la fornirò. 
Se non ti piace il problema non è mio. 
Ma non bestemmiate sul fatto che io non "rispetto" la tua. 
Ripeto: non sei d'accordo con la mia? Benissimo, ottimo e fantastico. 
Non cercare però di convincermi che la tua E' LA GIUSTA perché fallirai miseramente.

E con queste vi ammazzo tutti

Quelli sotto descritti sono tutti modelli comportamentali noti come "Il PC lo uso in sostituzione del mio cervello"
Arrivano dalla rete, capitate nella vita di tutti i giorni o raccontatemi da amici informatici.


Cliente: "salve... senta ho un problema con l'ADSL, va piano"
Io: "capisco... ha fatto dei test, ha verificato più o meno la velocità media?"
C: "si, ho un fatto un test sul sito xyz.com, va pianissimo... E' come se stessi usando il mio modem a 56k, non capisco..."
I: "Mi può dare cortesemente il suo nominativo?"
C: "M...... P......"
Cerco nei nostri DB il cliente, non lo trovo.
I: "Mi può cortesemente dare il numero di telefono?"
C: "02555....."
Lo cerco dal numero di telefono, ancora non lo trovo
I: "Mi deve scusare, ma non trovo la sua scheda a terminale... Quello è il numero di telefono su cui avete fatto attivare la ADSL?"
C: "mah.... no, non credo"
Comincio ad essere perplesso...
I: "Ah.. mi può allora dire qual è il numero della linea su cui ha chiesto l'attivazione ADSL?"
C: "Eh... quello è il numero, altri non ne ho..."
I, sempre più perplesso: "Lei per caso ha sottomano il contratto che ha stipulato con noi, o una nostra fattura recente? Sa, mi servirebbe il numero cliente, per risalire alla sua scheda."
C: "Il contratto? Ma io non ho fatto nessun contratto..."
I: " Scusi ma allora la ADSL con chi la ha attivata?"
C: "Con un mio amico" 
I: "Come con un suo amico??? Ma è forse un commerciale, un agente di qualche ISP che è venuto a proporle un contratto ADSL?"
C: "Mah no, direi di no... E' un mio amico che ha l'ADSL, gli ho chiesto di portarmi il suo modem che volevo provarlo qui a casa mia... Ma non va! L'ho installato, ma mi fa la connessione col vecchio modem e vado a 56k!"
I: "Scusi ma... se non è nostro cliente come ha fatto ad avere il nostro numero?"
C: "Mah... è mia moglie qua che aveva un volantino, ho pensato che forse potevate darmi una mano a configurare tutto 'sta roba..."
I: "Guardi che se vuole navigare con l'ADSL deve fare un abbonamento..."
C: "Ah.. No, ma io ce l'ho già il modem, non mi serve un altro abbonamento... Comunque fa niente, chiederò al mio amico come fare, grazie buongiorno..."




Problemi hardware più comuni

Simbologia: Con la lettera U identifichiamo l'Utonto - Utente Finale - (chi richiede assistenza), con la A l'assistente (chi porge assistenza).

U: "..ho il pc che non si accende, quando lo accendo si sente uno strano rumore..."
A: " ...che macchina hai ?"
U: " ...non so che centra ma.. un 'AUDI A3..."

POST-IT lasciato attaccato sul notebook per la segnalazione dell'errore: FA RUMORE L' AIR DISCH

U: Non mi funziona il PC... mi da un messaggio strano...
A: che messaggio?
U: cheiboard error or cheiboard not present... non capisco e se schiaccio i tasti non succede niente..
A: La tastiera è staccata
U: Come faceva a saperlo?

U: "Mi avete detto di non usare le maiuscole per la password, non e' vero?".
A: "Esatto".
U: "E allora, per le cifre come faccio a fare il minuscolo?".

U: Non mi funziona più il coso cosa devo fare?
A: il coso cosa? 
U: senti non puoi venire che facciamo prima! (potrebbe essere un problema software...)

A: "signora deve premere contemporaneamente alt control e canc...."
U: "ma ho solo due mani come faccio a premere canc...."
A: "guardi chiami una collega...."

U: "guarda ho internet rotto...."

U: "qual'è il portatile migliore da comparere?" 
A: "quello che costa di più...."

U: "non mi funziona il mouse, giro la rotellina ma il puntatore sul video non si muove....."

Problemi Software e Malattie comuni...

U: "C'è un rettangolino bianco al centro dello schermo, può essere un virus?"
A : "è il cursore del mouse"

U: "Verrestri a casa mia a installarmi internet nel PC ?"

A: " Che antivirus usi?"
U: "Nessuno..."
A: "E per i virus come fai?"
U: "Guardo solo siti porno sicuri"

U: "sai non riesco a installare l'alta risoluzione della scheda audio???"

A: "Ho visto prendere un file excel da migliaia di righe, stamparlo e fare le somme con la calcolatrice..."

U: Mio figlio ha l'Adsl..ma è grave?

A: "Ci sono ancora persone che quando gli dico che hanno dei virus sul pc cominciano a guardare il monitor con un po' di preoccupazione..."

U: "Mi hanno detto che il mio compijuter ha bisogno di un norton, mi sono entrati degli acari! Non so più come fare..."

U: "Scusa ti ricordi che ti ho portato il pc per formattarlo?"
A: "Si certo, c'è qualche problema?"
U: "Non riesco ad arrivare al secondo livello di Super Mario..."







L'Utente Finale è colui che utilizza, manipola, comanda (o cerca di farlo), molto spesso danneggia il PC ed i potentissimi INCANTESIMI al suo interno contenuti.
Il peggiore in assoluto, il vero Utente Finale (per il quale è stato coniato questo nome estremamente azzeccato e la corrente filosofica correlata) ha di solito, un età compresa tra i 25 ed i 45 anni, lo status sociale non conta, sia esso operaio o avvocato può comunque assurgere al rango di Utente Finale DOC.

EGLI è innanzitutto provvisto di un incredibile orgoglio, e di un blocco INTEGRATO che non gli consente di ammettere la propria ignoranza, idiozia od imperizia, ed ultimo ma non ultimo, un QI (quoziente intellettivo) limitatissimo, degno al massimo del proprio numero di scarpe.
Ed è proprio questo inusuale individuo, (per sfortuna di quelli come me) che si nasconde dentro molti di noi, in uno dei meandri più oscuri del ns. ego, che indomito ed incontrollato, vuole elevarsi dagli abissi dell'ignoranza alle alte vette del sapere tecnologico.

E' costui (come una farfalla dal proprio bozzolo) che, dopo varie fasi di sviluppo, si eleverà al rango di esperto Negromante nell'uso del PC.
EGLI è più che certo di essere la massima espressione della scienza, sull'utilizzo del proprio IDOLATRATO PC ma vuole apprendere, vuole comunque scoprire, indagare, vuole saperne di più, in merito a questa nuova filosofia, così oscura, stoica ed arcana. 
Purtroppo la maggior parte degli UTENTI FINALI fa sfoggio di conoscenze - spesso completamente errate e campate su teorie favoleggianti - che nulla hanno a che fare con i PC veri e propri - ma molto hanno in comune con i film di Stanley Kubrik, vedi 2001 Odissea nello spazio.

Esempio…. 
"clicca sempre AVANTI durante l'installazione di un Programma e "Incantesimo" vedrai che si installa alla perfezione, come?.....SETUP ?? .... Profilo utente ??, NO, NO, per carità, lascia stare, tanto non servono a nulla, si utilizza solo per macchine obsolete o su Linux".

Oltre a ciò, non solo il ns. UTENTE FINALE è ben che convinto della sua INFINITA conoscenza in campo informatico...tanto...chiunque è capace di far funzionare il PC...che ci vuole:
- premi li .... come? 
- quel bottone serve per accendere solo il Monitor?........
- che strano deve essere un modello nuovo, sul mio giuro che è lì che si preme per accendere il PC...

La conoscenza di costui, è solitamente derivata da quanto appreso da:

"Amici MOOOLTO Esperti" - i cosiddetti apprendisti STREGONI 
Gli Apprendisti Stregoni che sono (loro malgrado) dei poveri Utenti Finali di serie C senza alcuna conoscenza di base; ma visto che hanno ottenuto dai loro simili lo status di FATTUCCHIERI, si vedono in dovere di spargere la loro SCIENZA su chi ne capisce meno di loro e, soprattutto visto il loro status di ELETTI, gioiscono nel contrastare con chi un Maestro lo è davvero (leggi professionista).

Non sia mai che il ns. Utente Finale veda smantellata una per una le sue strampalate teorie.
Se ne andrà convinto che il maestro in questione, pur lavorando con i pc. da svariati lustri (cicli di 5 anni per i più ignoranti), ha cercato di inculcargli un sacco di ca@@ate, ma EGLI (l'Utente Finale) NON è uno sciocco credulone, quindi: MAI cederà alle rivelazioni di altra fede…resterà anzi ben saldo sulle sue posizioni stile Odissea nello spazio.
- EGLI NON vuole arrivare alla conoscenza, ma solo convincere gli altri Indefessi colleghi che: EGLI SA!
- EGLI ha appreso il verbo, ed ora è giunto il suo momento per educare ed istruire i propri simili.

Ora , a conferma di quanto asserito poco sopra, mi sento in dovere di riportare alcune frasi o situazioni che mi è capitato di vivere personalmente...(tutto vero ovviamente) tanto per rendere meglio l'idea di quali siano le teorie di questa nuova filosofia di vita:

Domanda:
"AIUUTTOOOOOO……..Il mio pc non si spegne più!"

Traduzione
Essendo un PC ATX una volta chiusa la sessione da Win98/NT, la macchina si spegne fisicamente, rimane però acceso il led del monitor. Il ns. Utente Finale allora, forte della propria scienza preme il pulsante Power pensando che il PC fosse ancora acceso, cos' facendo il PC si riaccende.

Domanda:
"Scusi quanto costano i colori da mettere nel PC ? Adesso ne ho pochi e ne vorrei di più."

Traduzione
Mai capito cosa volesse, sospetto volesse passare da una risoluzione di 256 colori ad una migliore, ma non ne ho la certezza...

Domanda:
"Il mio modem (Il teletrasporto verso altri mondi - IANVA AD ALIOS MVNDOS) non funziona..."

Tentativo si soluzione:
D.: E' sicuro che il cavo che va alla presa telefonica nel muro sia su LINE e non su PHONE?
R.: Certamente mi ha preso per un cretino?
D.: Per uno che non sa come funziona un modem?

Traduzione:
Era proprio il cavo...

Domanda:
"Il mio PC non funziona più !! - Come è colpa mia?? - NOOOOO! 
Ho solamente pulito il Disco Fisso (DISCVS FIXVS o FIRMVS ORBIS)
Guardi ho fatto così in sequenza:
Ho cliccato formatta, ho scelto chiaramente c: (il disco da pulire), poi AVANTI, infine ho pensato…. 
Non ricordo di averlo mai fatto prima...
Dunque ho sbagliato qualche cosa, cosi ho spento il PC e adesso non funziona più...

Traduzione: No comment...

Domanda:
Il mio PC non funziona più! Cosaaa? NO…… non ho toccato nulla,.... si sono sicuro ! Un'unica cosa ho cancellato è EXPLORER.EXE tanto io uso NETSCAPE...

Traduzione:
Explorer non è solo il Browser Internet (quello è Internet Explorer) ma è l'interfaccia grafica di Windows, che si trova in difficoltà a funzionare se non può più disegnare tutte quelle belle finestrelle e iconcine...

Domanda:
"Il PC non funziona...per me è il Processore che si è guastato…"

Traduzione
l'Utente Finale in questione ha cercato di assemblare il PC da sé e ha montato la Scheda Madre (MATER SCIDA) direttamente sulla parte metallica del CASE, senza mettere quei simpatici e tanto utili piedini o distanziatori che dir si voglia (giustamente, che li mettono a fare?), il tutto è andato brutalmente in corto ma l'Utente Finale può ringraziare gli DEI BENIGNI di Silicon Valley di essere in possesso un CASE ATX: non ha bruciato nulla e si dimostra ancora una volta come Dio abbia sempre amato coraggiosi e stupidi.

Domanda:
"Non capisco perché il CD-Rom non funzioni....eppure l'ho montato giusto..."

Traduzione
L'Utente Finale ha messo un cavo da Floppy (36 pin) nel connettore IDE 2 (40 pin) e vieppiù al contrario, poi ha collegato quel cavo al Floppy (non al contrario questa volta) e da li al CD-Rom (qui di nuovo al contrario).
OK, il PC come tutti sappiamo funziona solo per MAGIA, ma tutto ha un limite: in ogni caso i Rituali Magici di assemblaggio vanno rispettati (canale IDE cavo 40 pin,Floppy 36 pin, comunque la banda rossa scaramantica segnala il pin 1 e va messa sul pin 1 non sul 40 o il 36).

Domanda:
"vorrei un COMPIUTER"
- benissimo, Pentium 2, Pentium 3, Celeron, Athlon, K6, ….. mi dica… E quanta Ram??
- No no … io non voglio sapere niente di tutte queste sigle. IO VOGLIO CHE ABBIA IL TELEVISORE A COLORI!

Traduzione
L'Utente Finale desidera un qualsiasi ELABORATORE elettronico, con una scheda VGA di buona qualità e monitor a colori…

Humor Informatico...

Universo ... storia agghiacciante.


Era una giornata come tante nel laboratorio del Dott Pulsar, da una vita impegnato in ricerche sul DNA. 
Oramai era l'anno... non so quale, il dottore aveva perso ogni cognizione del tempo, tanto la ricerca lo teneva occupato.

- Dottore, per compilare questo documento è necessaria la sua tessera IP.

La voce dell'assistente Conrad lo distolse per un attimo dai suoi pensieri. Già, il documento...

Tirò fuori la sua tessera IP, era analoga alla nostra del codice fiscale, ma nell'epoca del Dott Scarf il codice fiscale era stato sostituito da un IP statico in esadecimale, con un numero spropositato di cifre. Ciò consentiva l'identificazione univoca di una persona nel pianeta e fuori di esso, permettendo di contattarla istantaneamente.

Il dottore pose la sua tessera IP sul tavolo, accanto ad una rappresentazione del DNA e si mise alla ricerca dei suoi occhiali.
Ad un tratto la visione sfocata della tessera IP e della struttura del DNA gli apparve nitida, molto più nitida che non attraverso i suoi spessi occhiali, se li avesse trovati. Già, la tessera IP, con i suoi ermetici numerini esadecimali, gli appariva come un insieme di macchie più chiare e più scure, lo stesso per quanto riguardava il DNA!

Ecco allora che la mente si aprì ad una geniale intuizione: il DNA non era altro che un indirizzo IP! Ecco perché era differente per ogni persona! 
Cominciò a saltellare per il laboratorio come un ragazzino, lasciando di stucco il fido assistente.

- Pensa! - urlò l'arzillo dottore - Se il DNA è un indirizzo IP si spiegherebbero molte cose!

L'assistente cominciò a pensare che il Dott Pulsar avesse fuso il cervello.

- Ma non capisci? - aggiunse il dottore - Se il DNA è un indirizzo IP si potranno aprire innumerevoli porte alla scienza! Ad esempio, sfruttando la tecnologia "voice over IP" si potrebbe perfino parlare con gli animali!

- Ah, si? - replicò l'assistente, sempre più scettico - E come conta d'installare loro il plugin necessario alla decodifica?

- Ah, questo non è compito nostro, una volta aperta la strada ci penseranno i nostri tecnici!

- Dott. Pulsar, le ricordo che il DNA è già stato sufficientemente analizzato e sono state identificate le funzionalità di quasi tutti i suoi geni. Come si accorda ciò con la sua teoria?

- I geni non sono altro che raggruppamenti di altri numeri IP, in pratica sono delle sottoreti, ognuna con il compito di gestire una determinata funzionalità! Ma ci pensi? Potremo monitorare lo stato di salute di una persona con un semplice ping!

- A patto, naturalmente, di collegare tutti con un cavo... dottore, non è che per caso lei abbia visto Matrix?

- Matrix? Quel vecchissimo film a 2 dimensioni? Ma qui la situazione è fondamentalmente diversa. Infatti se ciascun essere vivente ha un numero IP allora probabilmente è già accessibile dall'esterno, altrimenti non avrebbe senso. Sicuramente esiste qualche linea di collegamento tra esseri viventi che non conosciamo. Basterà scoprirla ed il gioco sarà fatto!

- Dottore... sa che quasi quasi mi convince?

- Certo, perché ho ragione!

Il dottore si mise ad ipotizzare tutte le possibili implicazioni della sua scoperta.
Il cancro, ad esempio poteva essere semplicemente un conflitto di IP. Sarebbe bastato effettuare un reindirizzamento dei geni interessati. Lo stesso per curare le varie malattie genetiche. Incredibile. Ma chi assegnava gli IP? La ricerca proseguì.
Il Dott Pulsar arrivò alla conclusione che gli IP venivano assegnati da un certo Device Input/Output, cioè dispositivo d'ingresso/uscita in quanto si occupava della gestione dell'assegnazione/disassegnazione dell'IP sia all'ingresso (nuova nascita) che all'uscita (decesso).
Il Device Input/Output era abbreviato con la sigla D.I.O.

Ciò apriva un interrogativo: gli IP venivano riassegnati dopo la morte? Se si allora poteva esistere la reincarnazione!
In più D.I.O. apriva un altro enigma: si sapeva che era UNIX, ma in 3 persone. Non erano chiare le loro competenze, comunque l'insieme poteva venir trattato come un'unica scatola nera che svolgeva le sue funzioni.
Ormai preso dalla sua ricerca il Dott Pulsar cominciò ad ipotizzare la possibilità di provare lui stesso ad assegnare un IP. Per far ciò doveva trovare qualcosa privo di DNA, un oggetto! Provò con i suoi occhiali, dopo averli trovati, naturalmente. E' stata questa la ricerca più impegnativa della sua vita! 
L'assistente cominciò a spaventarsi. Sapeva che il dottore stava tentando di competere nientemeno che con D.I.O.

- Sciocchezze! - esclamò il dottore - Una volta capito il meccanismo... è facile!

Scelse un numero IP abbastanza elevato, in modo da ottenere una ragionevole sicurezza del fatto che si trattava di un IP libero e lo attivò.
Con sua enorme sorpresa ottenne il messaggio:

Internal error: brain not found.

Caspita, l'IP poteva venir assegnato solo a strutture viventi, con un minimo di intelligenza, sia pure quella appena abbozzata dei vegetali, oppure animali, non oggetti! Ecco perché questi ultimi non avevano per natura un IP! Il dott. Pulsar abbozzò una smorfia di disappunto, ma poi s'immobilizzò. Tutto il laboratorio rimase immobile. E fuori. Tutto il mondo era inerte, avvolto in un silenzio irreale! 
Sul monitor di D.I.O. apparve una finestra. 

Diceva: "L'applicazione non risponde."

D.I.O. era in 3 persone.

Si consultarono, poi decisero l'operazione estrema: pigiarono i tasti con le loro sigle: CTRL - ALT - CANC e riavviarono per l'ennesima volta l'universo.

Sant'Antonio

Ciao, il mio nome è Arild Ovesen. 
Soffro di malattie rare e mortali, cattivi risultati scolastici, estrema verginità, paura di venire rapito e ucciso mediante elettroshock anale, e senso di colpa per non aver inoltrato 50 miliardi di catene di Sant'Antonio mandatemi da persone che pensano davvero che se uno le inoltra, la povera piccola bambina di 6 anni a Foligno con un capezzolo in fronte riuscirà a procurarsi abbastanza denaro per toglierlo prima che i genitori la vendano al Circo Orfei.
Prima di tutto devi mandare questa lettera a 7491 persone entro i prossimi 5 secondi. Sennò verrai stuprato/a da un montone impazzito e gettato fuori da un edificio altissimo per cadere in una collina di escrementi animali. 
Se non lo farai, a causa di uno strano virus la ventolina dentro il pc si metterà a girare al contrario e vi risucchierà il processore.
Dopo una serie di lampi di colore blu dal vostro lettore cd (se avete il masterizzatore è peggio) uscirà il totem della buona sorte che ha già fatto il giro del mondo tre volte (e mi ha confidato di essersi rotto il cazzo perché vorrebbe starsene cinque minuti a casa) vi metterà sulla tastiera e vi farà il carretto, indipendentemente se siete donne o uomini.


Per ogni messaggio che manderete all'indirizzo boccaloni@cheregalo.it una associazione donerà 1/4 di dollaro per comprare un aereo all'aviazione americana che servirà per tirare giù un'altra funivia in Italia. 

E per ogni mail che manderete alla Microsoft o che manderà un'altra persona dopo avere ricevuto l'informazione da voi vi verrà portata una pizza quattro stagioni a casa vostra da Bill Gates in persona... io all'inizio non ci credevo poi ne ho spedite tante e dopo tre settimane mi è arrivato addirittura un calzone farcito!!! 
É del tutto vero!!! Perché questa lettera non è come tutte quelle false, questa è del tutto autentica!!! 
Del tutto vero.
Ecco il programma:
-- Mandala a 1 persona: 1 persona si incazzerà perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio.
-- Mandala a 2-5 persone: 2-5 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio.
-- Mandala a 5-10 persone: 5-10 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio e forse valuteranno l'opportunità di sopprimerti.
-- Mandala a 10-20 persone: 10-20 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio e faranno saltare te, la tua casa, la tua famiglia e il tuo gatto in aria.

Erode Scannabelve, un pediatra mannaro di Trieste, non spedì a nessuno questa mail: dei suoi tre figli uno cominciò a drogarsi, il secondo entrò nel Partito Umanista e il terzo si iscrisse a Ingegneria dei Materiali.

Turiddu Von Wasselvitz, un allenatore di farfalle da combattimento austro-siculo, si fece beffe di questa mail ad alta voce, e in quello stesso istante gli esplose la testa.


Meo Smazza, pornodivo shakespeariano, non diede alcun peso a questa mail: ignoti gli riempirono un profilattico di azoto liquido, e lui se ne accorse solo dopo averlo indossato.


Un tizio che conosco non ha diffuso questa mail e ha disimparato a andare in bicicletta.


Se inviate questo messaggio a tutti coloro che conoscete, perderete 2 minuti (e tutti i vostri amici) ma contribuirete a salvare la vita di un bambino. 

Se non lo farete vi cadrà addosso un pianoforte.


Fonte: Internet