martedì 17 settembre 2013

La nube tossica delle statistiche

(Post del 2011)

Eccomi a parlare di statistiche.
Prendo spunto da due avvenimenti, le interviste raccolte dal TG5 allo sconosciuto giocatore e da Le Iene a Crisbus. Dalle quali si deduce che i giocatori (tutti i giocatori) di poker sono sciagurati e irresponsabili dilapidatori di soldi o, a essere benevoli, illusi Peter Pan che non si decidono a crescere. 
Lasciando perdere per un momento il messaggio negativo che ne consegue, la conclusione che ne ho tratto è che la missione per quel giorno stabilita dalla riunione di redazione era di trovare qualche "mostro" da sbattere, se non in prima pagina, almeno nell'elenco dei vizi nefandi che affliggono la società contemporanea. Mi rifiuto di credere che i giornalisti autori dei servizi fossero inconsapevoli di scrivere una montagna di inesattezze ma questo è un problema loro (e di quanto tengono al loro posto di lavoro, in tempi di magra capita di accettare compromessi che fino a poco tempo prima sarebbero stati rifiutati con sdegno).
Quello che mi turba è che hanno manipolato e strumentalizzato alcune dichiarazioni degli intervistati spacciandole per verità unica e assoluta, insinuando nella mente del lettore un luogo comune travestito da statistica. 
E già, le statistiche: uno dei mali più oscuri e subdoli che la tecnologia, oggi più che mai, sparge sulle nostre teste come nuvole di gas tossico. Basta mettere (male) quattro dati in un computer ed ecco sfornata in qualche secondo la più autorevole delle diagnosi. Su qualunque cosa: età, sesso, gusti, abitudini, aspirazioni.
La nostra vita è monitorata dalle statistiche, il Grande Fratello al confronto è un dilettante allo sbaraglio. Intendiamoci, non sto dicendo che "tutte" le statistiche sono sbagliate, affermo solo che bisogna valutarle con attenzione, analizzando "prima" i presupposti scelti per stilarle.

Quando ho cominciato a giocare a poker sono stato subito attirato dalle statistiche, sembravo una falena svolazzante intorno a un lampione. Poi mi sono reso conto che c'era qualcosa che non quadrava, qualcosa che "sentivo" essere sbagliato.
Non sono un matematico e neanche uno studioso di massimi sistemi, così ho cercato aiuto nei libri.
Ne ho trovato uno che rileggo spesso e che vi consiglio di cercare: "Mentire con le statistiche" di Darrell Huff (un giornalista, pensa un po'!), l'edizione italiana è curata da Giancarlo Livraghi e da Riccardo Puglisi per M&A Editori.
Lo so, ho già citato Giancarlo Livraghi ma è uno dei più esperti conoscitori dei meccanismi sulla comunicazione e non solo: quindi, per me, un grande riferimento. Se volete conoscere altre cose scritte da lui andate su gandalf.it
"Mentire con le statistiche" nella versione inglese ha venduto più di mezzo milione di copie, in Italia è semisconosciuto e disinvoltamente ignorato da chi, soprattutto fra gli addetti ai lavori, dovrebbe conoscerlo come un rabbino conosce il Vecchio Testamento.
Come tanti libri che mi piacciono è divertente, semplice e illuminante. Dopo averlo letto guardo le statistiche da un punto di vista diverso. Molto, molto più disincantato, analitico e obiettivo.

Per non rischiare di annoiarvi, prometto che la prossima volta parlerò di qualcosa di completamente diverso: che so, per esempio di etichetta e comportamento. Roba da brividi...