La storia di Philae e
Rosetta con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è fichissima? Sì, cavolo.
E' una conquista come
quando si andò sulla luna!
E forse con maggiori
difficoltà. Mettiamoci dei numeri, che fanno sempre comodo.
Per prima cosa consideriamo
i 500 milioni di chilometri di distanza: diciamo che è come se prendeste una
mazza da golf, un chicco di riso e cercaste di colpire una zanzara a Rio de
Janeiro.
Ma non è nemmeno così
facile perché - per sfruttare i vari corridoi gravitazionali - la sonda ha
girato un bel pochino, quindi oltre a colpire la zanzara a Rio dovete anche
farla rimbalzare sul Cremlino e passare sopra Lima. Alle 10 in punto.
Questa è più o meno la
proporzione del problema. Arrivare su una cometa che si trova lì è più o meno
così tanto difficile. Potete prendere una mazza da golf e un chicco di riso e
provarci, se volete.
La cosa divertente
(divertente? Forse sarebbe meglio definirla inusuale) è che quando si sono
avvicinati a 67P, questa aveva una forma un attimo diversa da quella che ci si
aspettava. E come se non bastasse, emette pure degli strani segnali:
Capire cosa sia questa
emissione è già un mistero. Ovviamente non si tratta di un suono ma di un
segnale e per farlo diventare udibile si è dovuto aumentarne di frequenza.
Tralasciando il fatto che
sia difficile colpire un coso del genere, questo coso gira su se stesso
piuttosto rapidamente e si muove nello spazio a 135.000 chilometri orari (link).
Non sarebbe un guaio perchè anche Marte, per dire, si sposta molto
velocemente. Solo che appena ti avvicini
al pianeta, Marte ti tira giù perché ha una gravità, mentre 67P non ce l’ha. Se
considerate che sulla Terra persino i militari, anche i più abili, non riescono
a colpire un missile ipersonico con un altro missile, aver toccato un oggetto
così veloce ed esserci andati sopra significa dunque essere un bel pochino
fichi.
Quindi, per starle
appiccicati occorre innanzitutto avvicinarsi con calma, poggiarsi delicatamente
stando attenti a non rimbalzare e sperare di aggrapparsi. Qui inizia una saga,
visto che uno dei moduli di spinta si è rivelato inutile nei dieci anni
successivi al lancio e - per come era progettata - senza accendere quello non
si sarebbero accese nemmeno le trivelle sui piedini della sonda.
Insomma, nonostante questo
la sonda è arrivata sul posto ed è
riuscita ad appiccicarsi alla superficie con due dei tre piedini pur essendo
rimbalzata tre volte. Non male, se consideriamo che tutto si svolge a
temperature infami e che in totale quel coso ha a disposizione ben 32W (link).
Tutta l'astronautica
affronta problemi estremi ma il punto è che, con un po' di fortuna, su 67P si
potrebbe trovare traccia di alcune precise molecole.
E qui siamo al dunque: la
Panspermia.
Tutto comincia con alcuni
scienziati particolarmente pessimisti: parliamo di molti anni prima che Venter
sintetizzasse il DNA di un batterio. Questi scienziati iniziano a dire che se
la vita è qui, ci deve essere arrivata da altrove, forse seminata.
A questo si aggiungono
diversi "sospetti": innanzitutto alcune sonde inviate negli strati
alti dell'atmosfera hanno trovato dei batteri. Non è chiaro da dove vengano, se
siano terrestri o meno, ma sta di fatto che se ne stanno lì dove le condizioni
sono estreme. Anche i batteri imbarcati sull'esterno delle navicelle lunari
tornate indietro sono sopravvissuti alle condizioni estreme dello spazio, il
che fa pensare che sia possibile portare a zonzo la vita.
Inoltre Herschel, un'altra
missione di ESA, ha già trovato in un altro corpo (Hertley-2) lo stesso rapporto
frazionario idrogeno/deuterio che si trova nei mari terrestri, segno che
l'acqua sulla Terra potrebbe essere davvero arrivata dallo spazio.
L'ipotesi della vita che
arriva dallo spazio è affascinante: se andassimo in giro per il cosmo e
trovassimo altre forme di vita, potrebbero avere una biologia abbastanza
analoga a quella terrestre.
Non tutti sono d'accordo
sul fatto che la vita possa sopravvivere nello spazio più di qualche milione di
anni senza deperire a causa delle le radiazioni cosmiche: alcuni dicono che
comunque la cosa sarebbe possibile solo dentro il medesimo sistema solare.
Altri fanno notare che no, ci sono corpi celesti fatti di qualsiasi cosa –
anche materiali porosi - che se ne vanno liberamente a zonzo. Al riparo in un anfratto di un asteroide,
anche lui fatto di qualche materiale, i nostri batteri sarebbero al sicuro.
Adesso potrebbe arrivare la
scoperta. Se trivellando la superficie della cometa si trovassero tracce di
alcuni elementi che normalmente costituiscono la vita, allora si darebbe molta
forza a questa teoria: se la vita può essere stata seminata dallo spazio, se la
Terra può essere stata "infettata" da un corpo celeste, possiamo
pensare che, in pianeti analoghi, la vita nascerebbe dagli stessi elementi.
Comunque, adesso bisogna
sperare che la sonda sia capace di trapanare la superfice della cometa,
rimanendo in equilibrio su due delle tre zampe, sul bordo di un cratere. Sembra
ci siano problemi di alimentazione delle celle solari e qualche altro possibile
danno ma adesso conta veramente crederci. La sonda ha una batteria sufficiente
a garantire una settimana di lavoro. Poi dovrà ricaricarsi con i pannelli
solari. Alla distanza attuale, in circa due giorni si garantisce qualche ora di
lavoro, poi torna a dormire e ricarica i pannelli. La missione quindi sarà
abbastanza intermittente.
Penso che tutte le persone
razionali del mondo stiano aspettando questa risposta: anche la Chiesa, che da
qualche settimana in qua si tocca le parti basse. Sarebbe una brutta sfiga
sapere che il "centro della creazione" non si trova esattamente su
questo pianeta ed è invece sparpagliato per le stelle.
Quanto durerà? Visti i
costi, tutti cercano di prolungare la vita di questi robot il più possibile. In
questo caso però non sarà realizzabile il record delle sonde marziane: la
cometa prima o poi inizierà ad avvicinarsi al sole. E avvicinandosi al sole
inizierà a ribollire, più o meno nel Marzo 2015. In quel momento, siccome
inizierà a sbuffare gas ionizzati da ogni poro, quasi certamente Philae sarà resa
inservibile e probabilmente scaraventata nello spazio dai gas.
Insomma, è una missione
spaziale di quelle diverse dal solito, perché si arriva su un corpo non molto
comune, poco conosciuto, e le sorprese – a partire dalla sua forma stravagante
- sono iniziate subito. Inoltre, Philae sta sopravvivendo ad un certo numero di
imprevisti, il che ne fa un oggetto veramente incredibile. Poi questa missione
ha una storia particolare: adesso la cometa inizierà a scaldarsi sempre di più e
nel tempo sarà possibile misurare come avviene, giorno dopo giorno, la
formazione della coda di gas che pian piano renderanno inservibile Philae.
Significa che ogni giorno
potrebbe succedere qualcosa di inaspettato, non è come per le altre missioni
che arrivano in un posto dove non succede nulla di nulla e gli strumenti fanno il loro lavoro: in un modo o nell'altro,
la cometa è destinata a cambiare, da sasso vagante nello spazio si trasformerà
in una specie di sasso che sputa gas e ioni. Per fare un esempio, la cometa
Hartley
Ecco, immaginate che un
oggettino se ne stava proprio in uno di quei posti dove il gas sprizza. Se
siete fortunati e non siete lì, magari potete osservare il geyser da vicino. Ma
se siete lì, vi spara nello spazio. Quindi da ora in poi se Philae sopravvive,
ogni giorno può capitare qualcosa di diverso. Se non sopravvive, allora
Rosetta, che orbita attorno alla cometa, riprenderà tutto da lontano.
Per farsi un'idea, quanto è
grande 67P?