giovedì 25 dicembre 2014

Accontentiamoci di dire che il teatro, come la vita, è un sogno, senza preoccuparci troppo della menzogna.



Da cosa dipende che a teatro si rida tanto liberamente e ci si vergogni di piangere? Intenerirsi di fronte alla scena pietosa è forse meno naturale che scoppiare a ridere di fronte a quella ridicola? Ci trattiene forse l’alterazione delle fisionomie? È più intensa in un riso smodato che nel più amaro dolore; e si gira il viso per ridere come per piangere alla presenza dei grandi e di quanti si rispettano. Forse è un disagio che si prova nell'apparire commossi e farsi notare in una qualche debolezza, soprattutto di fronte a un soggetto finto e da cui sembra che ci si lasci ingannare. Ma anche senza chiamare in causa le persone gravi o gli spiriti forti che, riconoscendo segni debolezza sia in un riso eccessivo sia nelle lacrime, si trattengono da entrambi, cosa ci si aspetta da una scena tragica? Che faccia ridere? E d'altronde la verità, attraverso le sue immagini, non vi regna altrettanto vivamente quanto nel comico? L’anima non penetra forse fino al vero nell'uno e nell'altro genere prima di commuoversi? Pensate che essa si accontenti così facilmente? Non necessita anche della verosimiglianza? Come dunque non è strano udire un riso generale levarsi da un intero anfiteatro a un certo punto di una commedia, e ciò presuppone invece che sia solo divertente e molto naturalmente interpretato, così l’estrema violenza che ognuno s’infligge per trattenere le lacrime e il riso sforzato con cui si vuole coprirle provano chiaramente che l’effetto naturale della grande tragedia sarebbe di piangere tutti spontaneamente e di concerto alla vista di tutti, senz'altro imbarazzo che quello di asciugarsi le lacrime, oltre al fatto che, dopo aver convenuto di abbandonarvisi, si riconoscerebbe pure che a teatro c’è spesso meno da temere di piangere che di tediarsi.
Jean de La Bruyère, I caratteri, 1688




Mi sono accorto solo oggi che non vi ho ancora tediato in merito alla stagione teatrale bellinzonese. Rimedio immantinente descrivendo le rappresentazioni già andate in scena (*).

Elenco spettacoli:
* Bianco su bianco
* A piedi nudi nel parco
* Amadeus
La scuola
Romeo e Giulietta
Lo zoo di vetro








Bianco su bianco è una produzione della Compagnia Finzi Pasca in coproduzione con il Teatro Sociale Bellinzona, Maison de la Culture de Nevers et de la Nièvre e l'Odyssée - Scène Conventionnée de Périgueux, Città di Lugano, Cantone Ticino, ProHelvetia, Ernst Göhner Stiftung.
La regia è di Daniele Finzi Pasca, le musiche sono di Maria Bonzanigo e le scene sono di Hugo Gargiulo

Dopo le co-produzioni dei concerti di Maria Bonzanigo nel 2012 e 2013, la Compagnia Finzi Pasca e il Teatro Sociale Bellinzona tornano a collaborare per la creazione di “Bianco su Bianco”, il nuovo spettacolo della compagnia, che debutterà il 30 settembre presso il Teatro Sociale Bellinzona e sarà replicato fino al 4 ottobre.
Lo spettacolo è prodotto dalla Compagnia Finzi Pasca, in co-produzione con Teatro Sociale Bellinzona quale primo coproduttore e da due importanti centri culturali francesi: Maison de la Culture de Nevers et de la Nièvre e l’Odyssée – Scène conventionnée de Périgueux. L’autore e regista è Daniele Finzi Pasca, mentre Julie Hamelin, Maria Bonzanigo, Hugo Gargiulo e Antonio Vergamini fanno parte dell’équipe di creazione.
“Bianco su Bianco” è interpretato da Helena Bittencourt e Goos Meeuwsen, due attori, due acrobati, due clown che hanno la capacità di dare forma a personaggi carichi di umanità, ingenui, un po’ filosofi, elegantemente decadenti, comici e surreali. Si muovono con leggerezza ed estrema destrezza sulla scena. Usano con eleganza minuti dettagli per costruire situazioni tragicomiche.
Lo spettacolo, malgrado la semplicità e l’essenzialità della macchina scenica, ripropone il mondo della Compagnia Finzi Pasca, un mondo surreale, ferocemente sereno, popolato da storie sempre in equilibrio tra una dolce e nostalgica assurdità. Un teatro che riflette su se stesso, dove gli attori usano il proscenio per dialogare con il pubblico, dove l’illusione e gli artifici vengono alla fine sempre svelati, dove si ride e ci si commuove, dove i clown non incarnano la stupidità ma la fragilità degli eroi perdenti.
Lo spettacolo è popolato da piccole allucinazioni. Modi per far emergere il Rosso e il Nero che si nascondono dietro il Bianco dell’immaginario dei clowns. La memoria, il ricordo di un quartiere e le certezze che abitano i bambini, contrapposte all'incertezza del ricordo. Mille petali che cadranno dal cielo, tanti petali che coprono i prati, le ferite che lasciano spazio ai sorrisi, che diventano risate liberatorie prima che arrivi un attimo di nostalgia.

Con “Bianco su Bianco” il Teatro Sociale Bellinzona è orgoglioso di ospitare il debutto di un nuovo spettacolo di Daniele Finzi Pasca in Ticino, evento che non accadeva più da una quindicina di anni. Il debutto bellinzonese e l’opportunità di un’importante coproduzione sono anche un’attestazione di stima da parte della Compagnia Finzi Pasca per un lavoro di produzione e coproduzione svolto con le migliori realtà della scena ticinese che il Teatro Sociale Bellinzona sta compiendo con convinzione da tre anni. Questa coproduzione rappresenta al contempo per il Teatro Sociale Bellinzona una preziosa opportunità per entrare in relazione e mettersi in rete con importanti teatri e centri di produzione sia in Svizzera che all'estero. 

Maggiori informazioni: Finzi Pasca







A piedi nudi nel parco di Neil Simon
con Vanessa Gravina, Ludovica Modugno, Stefano Artissunch, Stefano De Bernardin, Federico Fioresi
Produzione: Synergie Teatrali in collaborazione con il 46° Festival di Borgio Verezzi

Regia di Stefano Artissunch



La commedia, da cui è stato tratto l’omonimo film del 1967 interpretato da Robert Redford e Jane Fonda, racconta la storia di Paul e Corie Bratter, una coppia di sposi freschi di matrimonio e reduci da un’appassionata luna di miele trascorsa tra le lussuose pareti dell'Hotel Plaza di New York. 
La loro vita coniugale inizia con il sospirato ingresso nella loro prima casa, un piccolo e spoglio appartamento all'ultimo piano di un vecchio palazzo senza ascensore. La scomoda sistemazione dei due sposini e la presenza nelle loro vite di altri due straordinari personaggi come la signora Ethel Banks, madre di Corie, e il signor Velasco, eccentrico inquilino della mansarda sopra l’appartamento della coppia, bastano a mettere a dura prova la loro serenità matrimoniale e, in particolare, fanno emergere le loro differenze caratteriali: Paul è serio, giudizioso, prudente tanto quanto Corie è vitale, appassionata,romantica; tanto l'uno è prevedibile e convenzionale quanto l’altra è imprevedibile e spudorata.
Le storie e i personaggi che si incontrano e si scontrano sono esempi di vita vissuta raccontati con battute irresistibili, episodi spassosi ed una spiritosa deformazione dell’attualità, in una lucida disamina della nevrosi dell’uomo contemporaneo, solo e fragile nella gestione dei rapporti che lo circondano. 
La scena realistica e retroilluminata crea un effetto cinematografico e dona ai personaggi, chiusi nella stretta dei rapporti di coppia, profondità ed una forte interiorità rivelata nelle ombre della casa di Paul e Corrie. 
L’attualità del testo offre terreno fertile alla recitazione schietta e dinamica dei protagonisti.

Maggiori informazioni: Sinergie teatrali 








Amadeus di Peter Shaffer
con Tullio Solenghi, Aldo Ottobrino, Roberto Alinghieri, Arianna Comes, Davide Lorino, Elisabetta Mazzullo, Andrea Nicolini
Produzione: Teatro Stabile di Genova / Compagnia Gank
Regia di Alberto Giusta
Scene e costumi di Laura Benzi
Luci di Sandro Sussi


“Amadeus” è il titolo della pièce teatrale in due atti scritta da Peter Shaffer nel 1978, da cui è stato successivamente tratto l’omonimo film del 1984 diretto da Milos Forman che ebbe grandissimo successo.
Il dramma racconta il tentativo del compositore italiano Antonio Salieri di distruggere la reputazione dell’odiato avversario Wolfgang Amadeus Mozart. Shaffer scrive la pièce traendo spunto dal dramma di Puskin intitolato “Mozart e Salieri” in cui quest’ultimo per gelosia ed invidia avvelena Mozart. 
Nel testo di Shaffer non vi è unità di tempo e di luogo. L’ambientazione cambia vertiginosamente dalla fine del ‘700, periodo in cui Mozart preceduto dalla sua fama incontra Salieri a Vienna, al primo ventennio dell’800 nel quale Salieri, ormai vecchio e malato, mette in giro la voce infondata di aver assassinato Mozart nel 1791. Perché? Per essere ricordato anche lui dai posteri! Se non come musicista almeno come assassino!
Invidia, rabbia, senso di impotenza, bisogno d’amore e di libertà, indignazione, sono le passioni che muovono ed animano i protagonisti della storia e gli altri personaggi che gravitano intorno a loro. 
“Amadeus” è un capolavoro di modernità vestita con gli abiti del Settecento. Uno spettacolo che cerca di rifuggire forme stereotipate di mise en scène vecchie e cadenti, privilegiando la bellezza degli ambienti e dei costumi, la profondità del racconto, il gioco attoriale, la relazione viva tra i personaggi.

Maggiori informazioni: