venerdì 25 dicembre 2015

Ama i tuoi concorrenti. Sono gli unici che ti rendono tanto bravo quanto puoi esserlo. (Harvey B. MacKay)

I clienti, non i concorrenti, decidono chi vince (posto che vi sia un vincitore).




Ma di che scrivo?
Non della polemica sul preside e il suo no al Natale; può anche andar bene, però niente Ramadan o comunque tradizioni religiose varie, allora.
Non della direttrice e delle canzoni "troppo natalizie"; certo, a Natale tutti intoniamo canzoni Heavy Metal.
Non di Severgnini che pretende d'insegnare alla Fallaci il mestiere; a forza di scrivere le stesse cose qualche stronzata doveva pur fuoriuscire dal suo cervello, peccato.
Non della solita questione su cosa inquina di più fra l'auto elettrica e le centrali per produrre l'energia per alimentarle; c'è pur sempre Darwin, se non lo capite.
Non del fatto che la Formula E non si disputerà a Lugano nel 2016 perché sarebbe lungo elencare i mille idioti del "no questo no"; ricorda nulla il partito del no?
E non della querelle della camicia svizzera che sembra un segno razzista nei confronti delle minoranze etniche; oh, my God, pure questa ci doveva capitare.
Oggi parliamo di poker; no, non quello da bisca - per piacere! - ma quello sportivo.

Sì, parliamo di poker nei casinò perché - finalmente - anche a Lugano si potrà giocare avendo una valida alternativa alla più conosciuta Campione d'Italia, a un tiro di schioppo sull'altra sponda del lago Ceresio.
Il fatto, in poche parole e per coloro che di poker sportivo non ne masticano: a Lugano il casinò cittadino ha inaugurato, dopo anni di inedia simili a quelli trascorsi dalla Bella Addormentata nel Bosco in attesa del principe azzurro, una nuova stagione dedicata alla suddetta disciplina mandando in fibrillazione il concorrente diretto, finora unico e assoluto signorotto del feudo.
Ma perché mai dovrei parlarne rischiando di farne un editoriale e neanche a pagamento? Perché si è innescata la solita, tipica "italianità" da parte di chi credeva d'essere l'unico a poter dettar legge e invece adesso si trova costretto al confronto con chi mette in campo metodi nuovi offrendo valide alternative al solito tran tran.
Una pecca che ci si poteva risparmiare evitando così una delle solite figuracce che accompagnano di norma gli italiani e per le quali siamo, ahimè, conosciuti. Infatti con una reazione che rasenta l’isteria siamo capaci di azzerare professionalità e capacità lasciando emergere la più trista improvvisazione. E queste cose mi fanno adontare.

Parliamoci chiaro: mica possiamo mettere in competizione sullo stesso piano i due casinò! Prima di tutto, pochi ci pensano, ma si trovano in Stati diversi e quindi con regolamentazioni fiscali diverse; quello di Campione può contenere oltre ottocento persone sedute contemporaneamente ai tavoli mentre quello di Lugano circa duecentosessanta. Quindi, per logica, una serie infinita di tornei sono perfetti nel primo ma impossibili da giocarsi nel secondo.
Ora, a me giocatore, quel che più importa non è chi l'ha più lungo e duro ma chi offrirà il meglio affinché possa divertirmi e giocare quindi con piacere.
Dalla prime impressioni (Lugano ha aperto a metà Dicembre) e dalle conversazioni fatte o captate è chiaro come il sole che Carlo Savinelli, poker manager di Lugano e giocatore professionista di certa fama, ha puntato sulla qualità dei servizi: bevande gratis e cibo a prezzi equi portati direttamente ai tavoli da gioco, attenzione all'architettura degli spazi (emblematica la “zona fumatori” degna di questo nome, correttamente isolata), offerta di ristorazione e di hotel a prezzi decisamente competitivi e poco svizzeri. Si è anche dato da fare contando sulla sua personale amicizia con player molto famosi e professionisti per creare una scuola unica al momento e gratis per chi vuole partecipare alle sessioni d’insegnamento. Ha strutturato  una offerta di tornei particolare che non riguarda solamente il solito hold'em. Insomma, per usare un termine caro ai professionisti del marketing, ha fatto, sta facendo e farà di tutto per “deliziare” i clienti. In più si è premurato di spiegare a tutti – credo lo abbia detto anche a quelli che portano i cani a passeggio nel vicino Parco Ciani – che non è in competizione con Campione, non ci sono i presupposti, non c’è neppure la stessa filosofia imprenditoriale, soprattutto non ci sono gli spazi. E’ ovvio, logico e sacrosanto che cerchi di puntare a obiettivi diversi.
D'altro canto a Campione il buon Andrea Bettelli (poker manager del casinò) ha sparato fuori a raffica una serie di tornei da pochi euro con montepremi succosi nel tentativo di arginare...Ecco, arginare cosa? Un giocatore è portato a pensare, è inevitabile, che se non ci fosse stato Lugano, a Campione manco gli veniva in mente d'investire così tanto e quindi ben vengano nuove possibilità di gioco e di servizi: migliorano l'offerta e allargano il range  di partite più consone ai propri desideri.

La concorrenza non è mai un male né per chi vende né per chi compra, è invece uno stimolo per spingere verso l'alto la qualità dei prodotti offerti. I veri competitor (tiè, uso pure un altro termine markettaro) semmai li dovrebbero individuare insieme e far fronte comune, non ci sono poi così tanti chilometri di distanza dal casinò concorrente più vicino a entrambi.