sabato 7 febbraio 2015

L'odio per le quote latte


Che bello: prima ci son le quote latte e non sono contenti perché l'Europa li strangola. Poi tolgono le quote latte e non son contenti perché l'Europa li strangola.

Ma pensare due minuti no? Sembra difficile? Si, a quanto pare. E l'unica cosa che fanno è odiare l'Europa (e un po' anche i tedeschi: sembra sia spiritualmente utile).

Infatti, adesso che le hanno tolte, le rivogliono indietro.
La Stampa

Quotidiano net






Prima.
Gli agricoltori scendono in piazza contro le quote latte, perché le hanno sforate, perché le multe sono infami e perché l' Europa li vuole uccidere - con delle quote che li aiutano - e che ovviamente bisogna fare la Padania del Latte Padano, perché i malvagi tecnocrati di Bruxelles vogliono farli morire a favore del latte di plastica fatto dalla Bayer nei campi di sterminio. Ragionamento che non fa una grinza, se sei grillino, a esempio.

Oggi.
Le quote latte finiscono.
Gli agricoltori italiani scoprono, solo ora?, di non essere competitivi, scoprono che non sono poi così bravi a produrre latte - altrimenti sarebbero competitivi - e che stanno per essere stritolati da chi si è industrializzato meglio, come l'aumento di capannoni per allevare mucche da latte nelle campagne tedesche e non solo.
E non mi parlate di qualità. Che voi possiate produrre buon latte nella pianura padana, cioè in uno dei luoghi più inquinati del mondo, non ci credo più, nemmeno se lo vedo. Potete portare pure tutte le certificazioni che volete, così risparmiamo sulla carta igienica.
E adesso cosa si scopre? Che quei buffoni stavano dando la colpa alla UE di qualcosa che in realtà li stava proteggendo. 


Allora, vediamo di capire: se l'Europa fa le quote latte è perché vuole distruggere i prodi agricoltori padani. 
Se l'Europa non fa le quote latte è perché vuole distruggere i prodi agricoltori padani.
A me sembra che la verità sia una sola: qualsiasi cosa faccia l'Europa, c'è sempre qualcuno che la accusa. E' un comodo capro espiatorio per tutti i propri fallimenti.
Sia chiaro: non c'è nulla di male nel puntare su un dato settore industriale. Se l'Italia decide che fa bene il cibo o la Germania decide che fa bene le auto, o la Francia decide che fa bene "qualsiasi cosa faccia bene la Francia", non c'è niente di male a scommettere su un settore industriale.
Ma bisogna che il settore industriale ne sia degno. Si può scommettere su qualsiasi cavallo, a prescindere da razza e colore, purché non sia un cavallo perdente.

Questo è il punto. E la risposta è la più triste possibile.
La UE non la odiate perché le sue regole sono giuste o sbagliate. La odiate perché ha delle regole.

Basta questo a scatenare l'odio. Avete odiato il sistema delle quote quando c'era e odiate ancora lo stesso sistema quando le ha tolte. Avete chiesto di toglierle quando c'erano e chiedete di rimetterle quando vengono tolte. 
Avete tanto ciarlato di quote latte nate per proteggere l'industria tedesca e adesso che le quote latte non ci sono più, piagnucolate perché gli altri paesi europei vi stritolano a furia di produzione.
Volete regole che certifichino il Made in Italy ma volete anche regole che consentano di non certificarlo. 
Volete marchi di origine geografica controllata ma volete che non si indichi la vera origine dei prodotti. 
Non volete regole, volete fare i vostri porci comodi e volete l'esclusiva: volete, cioè, essere gli unici a poter truffare col marchio Made in Italy. 
Tutti gli altri devono dire il vero. Voi potete dimenticare l'origine del prodotto, gli altri no.
Perché voi non avete il problema della bontà delle regole. Avete il problema delle regole. 
Voi non odiate le regole perché sono giuste o sbagliate, belle o buone.
Voi odiate le regole perché sono regole.