giovedì 15 ottobre 2015

Consumatori arrabbiati: "Lavoriamo gratuitamente"

Molto lavoro è ormai delegato ai clienti, cose che prima facevano i dipendenti. Le associazioni dei consumatori criticano questo trend





Titola così un articolo su TIO di qualche giorno addietro. Siamo alle solite: si continua a far finta che il mondo non evolva (è sempre la tecnologia che consente l'evoluzione trascinando il resto: che sia culturale, economico o altro) perché si ha sempre paura del nuovo e quindi meglio restare dove si è. E' un peccato che si la pensi in questa maniera "barbara" perché non si fa altro che mantenere in vita lavori morti.

Si tratta di un fenomeno a cui dovremo abituarci, quello del crescere della disoccupazione di fronte alla fine dei lavori facili. Spiego cosa è un lavoro facile.
Sono una delle illusioni che il genere umano ha coltivato con forza maggiore. Quando qualcuno non sa fare un lavoro complesso perché essenzialmente non ha voluto impegnarsi e prepararsi, generalmente opta per un lavoro che - a torto o a ragione - considera “facile”.
Si tratta di fenomeni che avvengono a ogni livello: quando studiavo ricordo gente che prendeva lauree inutili, tipo “scienze politiche a indirizzo archeologico” (magari oggi non esiste più ma vi assicuro che c’era), allo scopo di “insegnare”. Chiunque non sappia fare lavori misurabili in termini di prodotto in genere ripiega verso un lavoro che crede essere abbastanza facile da poter essere fatto senza particolare impegno. Esistono lavori che non sono misurabili, è vero, ma sono svolti da persone che hanno idee e sanno realizzarle: Mozart e Madre Teresa di Calcutta sono i primi nomi che mi vengono in mente.
Negli ultimi trent'anni anni, risolto il problema di moltissime assunzioni pubbliche col blocco dei concorsi, in tanti si sono trovati senza lo “sbocco naturale” per persone pigre. E che cosa hanno fatto? Hanno scelto essenzialmente le strade che consideravano “facili”.

Aprire un negozio in franchising o una tabaccheria. Nella convinzione che basta salutare il cliente, dargli quel che vuole e prendere i soldi.
Aprire un’edicola. Nella convinzione che basta salutare, dare il giornale e il gioco era fatto.
Aprire un distributore di benzina. Nella convinzione che basta salutare, caricare il serbatoio di benzina e prendere i soldi.
Aprire un XYZ. Nella convinzione che basta salutare qualcuno, dire alcune cose, prendere i soldi ed è finita lì.
Tutti questi lavori naturalmente non richiedono alcuna particolare abilità, se non il dispendio di tempo, almeno nel modo in cui vengono concepiti da chi li cerca. Bisognerebbe poi capire se e quanto tali lavori siano effettivamente facili, a seconda di come li si faccia ma io parlo in generale.

Ovviamente tutti i settori o quasi sono stati automatizzati ma questo non ha spaventato molto tali personaggi. Nel senso che fuori dalla tabaccheria vedete il distributore automatico di sigarette, nei distributori di benzina la notte trovate il self service, fuori dalle edicole a volte trovate distributori di fumetti automatici.

Tuttavia, sinora questo andazzo era supportato dalla formula giorno–>persona, notte–>automatico.

Il guaio è che le cose stanno cambiando e laddove basta dire buongiorno al cliente e incassare i soldi stanno arrivando i sistemi automatici.
Il risultato è che le edicole stanno per essere stritolate dai tablet (sì, c’è anche il fatto che acquistare un giornale già “vecchio” al mattino è abbastanza inutile). Moltissimi negozietti stanno per essere stritolati, se già non lo sono, dall’e-commerce perché scaricare le tre canzoni che mi piacciono è meglio che dover comprare tre CD; le cassiere vengono sostituite dalla casse automatiche e i benzinai stanno per essere schiacciati, se già non lo sono, dai self service che loro stessi avevano installato.
Il punto è che l’automatizzazione farà scomparire i cosiddetti “lavori facili” e anche alcuni di quelli che, sebbene fossero facili, erano almeno faticosi consentendo di ripulire la coscienza di chi li faceva. Un esempio è quello del “magazziniere”. Un tempo era un tizio con una buona predisposizione al lavoro fisico e una buona memoria, nonché una certa capacità organizzativa. Ma un magazzino moderno è una cosa diversa. È quasi completamente automatizzato e gli scaffali non vengono più toccati dall'uomo. La disposizione delle merci è decisa da un calcolatore. Praticamente ogni cosa è fatta con il computer, col risultato che il magazziniere sta diventando un tecnico della qualità che svolge il compito di ultimo checkpoint per il prodotto stesso.
Questo significa però che da un lato occorre un magazziniere con una formazione molto più agile e specializzata ma dall'altro lato coloro che speravano in un lavoro “faticoso ma facile” non hanno più speranza: adesso è molto meno faticoso ma molto più difficile. I benzinai sono solo un anello della catena che porta al cimitero tutta una serie di lavori che molti vorrebbero fare ma nessuno fa più perché sono arrivate le macchine.
Così i distributori automatici elimineranno il classico benzinaio a meno che non abbia anche il negozio con il bar, il ristorante, il meccanico, il minisupermercato e in questi casi difficilmente vedrete il vecchio signore che armeggia lui con pistola e tubo della benzina. Non ci vedo nulla di strano: se posso far benzina da solo la notte, non si capisce perché non dovrei saperlo fare durante il giorno.
Così una cassiera viene sostituita dalle casse automatiche dove, fra non molto, non servirà neanche più il lettore di codici in quanto basterà il chip in ogni prodotto acquistato per passare alla cassa automatica che calcolerà il totale: non resterà che pagare, uscire col carrello e fine dei giochi. In generale, quello che stiamo vivendo è un cambiamento epocale nel concetto di lavoro. Il punto è che scompare il lavoro ‘facile”, sia quando è intellettualmente facile, sia quando è intellettualmente poco faticoso.

Anche se alla sinistra e ai sindacati in generale non piace, il lavoro facile, cioè quello che per farlo non occorre essere tanto preparati, si appresta a finire. Cassiere, tabaccai, negozianti senza valore aggiunto, agenti immobiliari, rappresentanti da negozio, magazzinieri, sono tutti lavori che vanno a morire. E vanno a morire perché tutti saprebbero farli e quindi prima arriva l’immigrato che li fa a meno e poi arriva la macchina che lo fa ad ancora meno.
E non mi riferisco soltanto a questi. Prima o poi finirà anche il lavoro del commercialista e di quelli che fanno buste e paghe. In moltissimi paesi non esistono neanche questi lavori e, facendo l'esempio di dove vivo, solo le grandissime aziende utilizzano una specie di commercialista che però nulla ha a vedere con quello italico.

Quando avevo l’azienda informatica pagavo il commercialista perché immettesse i valori delle mie fatture dentro un programma. Peraltro io ero tra i rivenditori di quel programma, visto che per farci assistenza occorreva anche venderlo. Quindi avrei potuto avere gratis il programma - l’avevo - e inserire i valori da me. Che genere di lavoro stava facendo il commercialista? Nessuno. Di per sé si occupa di inserire dati. Sicuramente il sistema fiscale è ormai una scienza occulta e quindi necessita dei suoi sacerdoti, da cui il sacerdote supremo che ti fa la contabilità: ma il punto è proprio che, una volta semplificato il fisco, anche quel lavoro sarebbe sostituibile. Qui in Svizzera praticamente tutti si fanno la dichiarazione d’imposta da soli grazie al fatto che il fisco è semplice da capire e gestire.
Infatti è concepibile il lavoro dei contabili dentro le grandi aziende (come detto sopra): un buon controllo di gestione e un buon auditing possono migliorare la performance aziendale e di molto. Ma non ricordo di aver mai ricevuto preziosi consigli dalla “scienza” del mio commercialista. Così, è ovvio che il commercialista lavora laddove il semplice ragioniere non può mettere la propria firma; essenzialmente basterebbe che da domani si decidesse che sotto una certa cifra i ragionieri possono agire da commercialisti e avremmo abbassato di molto il target.
In generale sono moltissimi i lavori che sono sopravvissuti solo perché la tecnologia non è ancora arrivata ad occuparsi di loro; e in generale sono moltissimi quelli che sono ancora in vita solo perché non si applica correttamente la tecnologia migliore.
Se improvvisamente le aziende si dotassero tutte delle tecnologie migliori, potrebbero licenziare i tre quarti del personale e lo stesso dicasi per lo stato.
Così, occorre fare un passo indietro: tutta questa inefficienza quanto costa?
Complicare il sistema fiscale per metterci il commercialista obbligatorio è una cosa che magari può dar dei posti di lavoro; sarebbe la stessa cosa se pagassimo qualcuno per prendere dei secchi d’acqua dal mare e versarli sulla spiaggia qualche decina di metri dopo il bagnasciuga. Avremmo creato dei posti di lavoro vero ma per cosa?
Se iniziamo a capire che tutti questi stipendi sono essenzialmente delle inefficienze del sistema economico, possiamo capire un’altra cosa: la piramide delle “competenze” fa acqua da tutte le parti.
Il ceto medio in generale non è scomparso né è stato cancellato. Semplicemente ha scelto di declassarsi quando gli era richiesta una maggiore competenza, e invece ha abbandonato la sfida per cercare qualcosa di meno impegnativo. Senza chiedersi se fosse davvero possibile. La verità è che a un certo punto in tantissimi hanno detto “apro un negozio” e ci si sono tuffati, riempiendo le città di negozi tutti uguali e tutti quasi inutili proprio perché tutti uguali. In tantissimi hanno detto “prendo un titolo di studio e faccio un concorso”. Questi tantissimi hanno detto “male che vada faccio la cassiera”, “male che vada un lavoro da magazziniere lo troverò”, “male che vada faccio l’operaio”.

Ma anche persone che prima appartenevano al ceto medio hanno fatto la stessa scelta. Commercialisti che si sono detti “ehi, ma se bado a cento negozietti mi annoierò anche ma incasso di più”. E avvocati che hanno detto “ehi, ma le liti da condominio non saranno roba da principi del foro ma ci girano i quattrini”.
Nessuno ha più spinto verso il meglio: tutti hanno deciso di fare un passo indietro e cercare la vita tranquilla nella nicchia sonnolenta. Risultato: non appena la tecnologia delle vending machine diventa affidabile, saltano i benzinai, saltano le commesse, saltano i lavori inutili. La piramide delle competenze lavorative rende impossibile che i paesi così conciati tornino a essere paesi con un buon livello di occupazione perché non c’è forza lavoro preparata. Attualmente la disoccupazione non aumenta perché siete obbligati ad andare dal commercialista quando magari avete almeno un parente disoccupato in famiglia che potrebbe farvi il bilancio; vi obbligano ad andare dal notaio per stronzate che un dipendente del comune potrebbe fare e tengono le farmacie come negozi quando sarebbero il caso perfetto di vending machine. Parliamo di taxi (siamo oltre Uber): guardate questo prodotto: www.drive-now.com

Quando prendete una tessera vi danno un RFID. Con questo RFID potete accedere a qualsiasi automobile dell’azienda che sia parcheggiata nei dintorni. Potete parcheggiarla e lasciarla libera o tenerla a disposizione pagando un extra. La mappa per raggiungere il posto che vi interessa la trovate sul vostro cellulare. La benzina la fate con una tessera che si trova sull’auto e controlla che l’auto abbia effettivamente il serbatoio pieno. Hanno riempito Düsseldorf di macchine di questo tipo, è una specie di car sharing molto sofisticato. Non potete portarla fuori città perché ha una Sim nella testata, appena vi allontanate troppo prima l’auto vi avvisa, poi arriva un SMS che la spegne e blocca il motore. Il risultato è che il sistema taxi è superato. Perché in fondo il tassista guida un’auto. Ma anche voi sapete guidare. Cosa fa quindi di così speciale il tassista? Vi affitta la sua auto e il suo servizio. Adesso se non vi interessa il servizio potete affittare solo l’auto e anche più facilmente. Presto non sarà più possibile costringervi a pagare un servizio che potreste anche fare da soli o una cosa che la macchina può fare.
Il barista vi prepara il caffè azionando una o due leve di una macchina: esistono già vending machine capaci di farlo. Un bar del futuro potrebbe non avere il bancone e essere semplicemente una stanza coi tavoli, le poltrone, una fila di distributori automatici e una persona a controllare la situazione. Per un bar che oggi magari impiega quattro o cinque dipendenti (sì, ok voi ci tenete a Mario il barista sotto casa vostra. Ma appena il caffè costerà un poco meno nel bar automatico, andrete dal Sig. Siemens come già fate con il Sig. Nespresso). Molti si sono crogiolati nell’idea che “tanto non arriverà mai”, “tanto questa è fantascienza”. Eppure oggi i benzinai rischiano di chiudere perché i gestori vogliono distributori sempre più automatici. E’ solo questione di tempo e poi andrete in farmacia con una ricetta, la infilerete dentro una fessura e le medicine usciranno da una apposita scansia. Niente farmacisti. È solo questione di tempo e poi il governo vi metterà online un programma di contabilità ove voi inserirete le fatture e alla parte fiscale ci penserà lui. Sembra fantascienza vero?
Anni fa avreste detto che era fantascienza andare a comprare il biglietto del treno da una macchina e non allo uno sportello. Si pensava che una volta assunti come bigliettai nelle FS non ci fosse nulla che poteva davvero sostituirvi. Oggi, in qualsiasi ferrovia comprate biglietti da macchine automatiche e i bigliettai sono quasi totalmente scomparsi. Anni fa era fantascienza il GPS. Anni fa erano fantascienza tante cose. Che oggi sono realtà.


Quindi, il punto è: preparatevi a vivere in questo mondo. Avere a che fare con macchine. A ripararle. A costruirle. A installarle. A programmarle. E questo per una ragione molto semplice: per tutti gli altri, ci saranno solo lavori ad alta specializzazione, oppure la fame.