Qualcuno mi ha fatto notare con
gentilezza che talvolta è un po’ difficile seguirmi: parlo di cucina in
Francia, disserto di attualità e sembra che io sia in Italia. Per aumentare la
confusione dichiaro in quella noticina a destra dal blog di risiedere in
Svizzera.
Lì per lì avrei voluto rispondere
che sono fatti miei dove scrivo e vivo ma poi ci ho riflettuto sopra e la
questione mi offre lo spunto per un paio di considerazioni che magari possono
interessare non solo il qualcuno della prima riga ma anche altri.
Orbene: mi sento di affermare che
sono un esule.
Volontario e per niente nostalgico. Dell’Italia tutt'al più
rimpiango la pizza ma ormai il mondo è pieno di egiziani che la sanno fare
benissimo e quindi il problema è belle che risolto. In Francia pizzaioli
egiziani e non tendono a usare il concentrato di pomodoro e il risultato è
scadentino; in Svizzera, grazie all'andirivieni dei frontalieri con il loro
quotidiano bagaglio di italianità, in generale la pizza è ottima.
Non rinnego la mia patria
d’origine ma ne sono disgustato.
Ahimè, non solo dalla masnada dei politicanti
ma anche e soprattutto dai miei compatrioti. Che non hanno il coraggio di
affrontarli a muso duro e mandarli a quel paese con il biglietto di sola andata
una volte per tutte.
Prima considerazione: non ho più
l’età – e da un pezzo – per salire sulle barricate. Da giovane le mie battaglie
le ho combattute, eccome. E ho anche sperato che sarebbero servite a chi veniva
dopo di me. Errore clamoroso, le esperienze altrui sono inutili come il concime
sul marmo.
Seconda considerazione: un amico
inglese, al quale stavo descrivendo la situazione italiana attuale, mi ha
blandamente interrotto con un sussurro: “ogni popolo ha il governo che si
merita, se non gli piace ha tutti i mezzi per cambiarlo”. Ci sono rimasto male
ma devo ammettere che ha ragione, l’italico starnazzamento è fine a se stesso,
un costante saggio di indignazione seguito dal nulla cosmico.
Terza considerazione: sto
raccomandando a tutti i sottotrentenni che conosco di abbandonare l’Italia e
cercare altrove il loro futuro.
Le mamme dei suddetti non riescono a reprimere
un sussulto preoccupato, i papà annuiscono gravemente ma mi gioco la barba che
poi a casa cercheranno di smantellare parola per parola le mie esternazioni.
I
bamboccioni in natura non esistono, vengono prodotti e coltivati fra le mura
domestiche in totale clandestinità neanche fossero cinesi importati
illegalmente.
Quarta considerazione: quindi mi
sento più che giustificato se talvolta fingo di non essere italiano. Ci riesco
benissimo, per fortuna.