Domenica ero in montagna. Verso mezzogiorno ha cominciato a nevicare. Che fare se non si può ancora sciare?
Il panpepato, ovvio.
Ho una vera passione per il profumo e il sapore del dolce speziato e così mi sono messo all'opera Niente cuoricini, funghetti, alberini o stelline però.
Troppo scontati verso Natale, meglio un bel formato mattoncino da plumcake, da tagliare in fettine più o meno sottili, dipende dall'intensità dell’attacco goloso.
Prima di postarvi le varie fasi della preparazione lasciate che vi racconti in poche righe la storia di questa delizia. La prima comparsa del panpepato, così come lo conosciamo oggi, risale al 1296 in un convento di Ulm: geniale variante con l’aggiunta di spezie a un dolce tradizionale.
Ah, le spezie! Uno dei tanti motivi per cui vennero organizzate le Crociate…ma ne parleremo un’altra volta. Per farla breve, il panpepato divenne così famoso e ricercato che parecchie città del centro Europa si guardarono in cagnesco per un sacco di tempo, ciascuna ritenendosi la legittima genitrice del dolce. Alla fine l’ha spuntata Norimberga: dal 1996 è l’unica titolare del copyright della parola “panpepato” e custodisce gelosamente nel suo Museo Nazionale la prima e più antica ricetta scritta nel XVI secolo.
La prelibatezza del dolce è nel mix sapiente di spezie: anice, zenzero, cardamomo, coriandolo, macis, chiodi di garofano, pimento, cannella.
Mi piacerebbe raccontarvi che le ho scelte una per una e pestate nel mortaietto di bronzo che mi è tanto caro ma sarebbe una bugia.
Le compro già confezionate in minuscoli sacchetti e poi le mischio con gli altri ingredienti.
Ed ecco la ricetta:
500 gr di farina
85 gr di zucchero
250 gr di miele (o di melassa)
1 cucchiaio di bicarbonato
2 cucchiai di panpepato
Si mette tutto dentro alla ciotola (denominata anche bastarda) e poi si amalgama il tutto sino a ottenere una pasta densa e tendenzialmente collosa.
La si lascia riposare per circa 30 minuti e poi si imburra uno stampo e si rovescia all'interno il composto.